Perde la casa e poi la famiglia:la storia di una donna di Iglesias
Le hanno tolto la casa perché era abusiva e la costringeranno a separarsi dai tre figli che verranno ospitati in una casa alloggio. La vicenda di Elisabetta Loddi, 46 anni di IglesiasPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Quando il mondo ti crolla addosso in un giorno. Perdere la casa e ad un tempo la famiglia, vedersi portare via - nel volgere di poche ore - prima i letti, la cucina, il televisore, poi ciò che hai di più prezioso: i tuoi figli. È questa la terribile pena riservata a Elisabetta Loddi, 46 anni di Iglesias, colpevole di essere disoccupata, e non potersi di conseguenza permettere di pagare l'affitto per una casa dove vivere con i suoi tre figli di 15, 12 e 6 anni, di cui l'ultimo malato.
LO SFRATTO Ieri l'ufficiale giudiziario ha bussato alla porta della casa che la Loddi occupava dal 2000, al secondo piano di un condominio di proprietà dell'Area in via Segni, quartiere di Serra Perdosa, a Iglesias. L'ingiunzione di sfratto recapitatale qualche mese fa è arrivata a scadenza, e nonostante la donna abbia cercato in ogni modo di trovare una soluzione - anche appellandosi alle istituzioni - prima che l'ordinanza di sgombero diventasse esecutiva, ieri pomeriggio non ha potuto far altro che guardare impotente, con i figli stretti al grembo, gli operai dell'Area che smontavano pezzo a pezzo la sua cucina, il soggiorno, le camerette dei ragazzi. Per loro è stato deciso che - finché la donna non troverà un altro alloggio - verranno ospitati in una casa famiglia. «Davvero non so più a chi rivolgermi - ha detto Elisabetta Loddi, tra le lacrime, di fronte all'ingresso del condominio di via Segni, dove gli operai avevano sistemato momentaneamente il materasso del suo letto, la tv e le ante della sua cucina - non credo che tutto questo sia giusto, ma né la legge né l'amministrazione comunale, a quanto pare, possono aiutarmi».
IL DRAMMA La situazione in cui si è venuta a trovare Elisabetta Loddi è drammaticamente peculiare: generalmente, infatti, è prevista una sanatoria per regolarizzare coloro che occupano una casa popolare, ma la norma vale soltanto per gli appartamenti che Area affitta a canone sociale, e non per gli immobili - come quello in questione - affittati a canone moderato. Non solo: ora Elisabetta Loddi non può nemmeno accedere - in quanto occupante - ai bandi per l'assegnazione di un alloggio popolare, con il paradosso che perché la sua domanda venga accolta, potrà presentarla solo se e quando troverà e prenderà in affitto un'altra casa. Contenere la rabbia, in una simile situazione, è difficile, ma la donna non intende attaccare né i politici né chi, fra i vertici di Area o fra i legislatori, ha deciso che è meglio tenere una casa sgombra con l'ingresso murato e buttare una famiglia sulla strada, piuttosto che lasciarla occupare l'alloggio fino a che non trova una soluzione alternativa. La donna, da tempo separata dal marito e abituata a lavorare in nero qua e là per mantenere i suoi ragazzi (due dei quali frequentano le scuole medie, mentre il più piccolo è in prima elementare), preferisce lanciare un ennesimo appello: «spero che qualche amministratore si interessi alla mia situazione: in fondo chiedo solo che mi venga riconosciuto il diritto a lavorare e a vivere una vita normale insieme ai miei figli».
PAOLO MOCCI