Allarme rosso, come quelli che si lanciano quando non c’è più un minuto da perdere. Da una parte la politica, le istituzioni, la “bufera” di chiacchiere e roboanti proclami, dall’altra l’incedere “militare” di lobby e faccendieri, multinazionali e prestanome, tutti scatenati nella grande corsa al vento e al sole di Sardegna. Ogni giorno che passa, in questa terra che i Palazzi di Roma vorrebbero trasformare in una colonia eolica e solare dell’Italia, si pianifica un attentato alla storia, al paesaggio, ai tratti identitari di un’Isola che non a caso cultura e scienza hanno tratteggiato da sempre come un «Continente».

Cresce la rivolta

Se una miriade di comitati cresce spontaneamente in ogni remoto promontorio di questa terra da tutelare, con una presa di coscienza sempre più forte e capillare, dall’altra si registra un vero e proprio “arrembaggio”, con una calata sempre più invasiva e devastante di progetti di ogni genere, con dimensioni areali e spaziali che stanno letteralmente mettendo sotto assedio ogni area geografica della Sardegna, da nord a sud, passando per il centro. La pressione sull’Isola è senza precedenti, una corsa al “riarmo progettuale” segnata da indicatori che ormai sono messi nero su bianco dagli stessi report degli uffici statali, non più disposti a tacere, nemmeno loro, su quel che sta accadendo impunemente in questa terra.

Corsa al “riarmo eolico”

Da quando la giunta regionale sarda il 30 aprile scorso ha trasmesso al Consiglio regionale un disegno di legge su una “finta” moratoria, dagli effetti inesistenti sulle procedure e sulle autorizzazioni di nuovi insediamenti eolico industriali e fotovoltaici, si è scatenata una corsa al protocollo del Ministero. Basta leggere le pubblicazioni dei progetti eolico-fotovoltaici dallo scorso fine aprile ad oggi, con il dicastero dell’Ambiente in tilt, impossibilitato a pubblicare nel proprio sito, con il ritmo delle presentazioni, tutti i progetti che si susseguono a ritmo incessante. I nuovi insediamenti industriali, a suon di “foreste” eoliche e “spianate” di pannelli di silicio, risultano tutti blindati dietro la dicitura “verifica amministrativa”, nient’altro che il tempo necessario per traslare i file dai progetti inviati al Ministero e la pubblicazione sul sito statale.

In un mese 1.000 megawatt

In pratica, in meno di un mese, sono stati depositati altri venti progetti di eolico e fotovoltaico per una complessiva potenza che sfiora altri mille megawatt. Non solo i signori del vento e del sole non si sono minimamente impressionati dalla presentazione della proposta di legge all’esame del Consiglio Regionale, ma hanno deciso di alzare ulteriormente la scommessa sulla “scalata” sarda. La strategia di lobby & company è chiara: puntano ad incrementare a dismisura i progetti presentati per un’insana speranza che gli stessi vengano valutati con le «norme previgenti», in pratica senza alcun limite e divieto.

Avvocati scatenati

A questo si aggiunge un ulteriore effetto pressing sugli uffici di Roma e di Cagliari, affidato a studi legali e lobby di Palazzo, romane ed europee, che stanno spingendo per rendere ancora più stringente l’obbligo degli uffici ad approvare senza indugio i progetti eolici e fotovoltaici. La direttiva comunitaria «Red III» varata a novembre dello scorso anno deve essere ancora recepita dalle norme statali e non è da escludere che lo stesso Decreto sulle «aree idonee» possa contenere un “termine massimo” di rilascio delle autorizzazioni che, almeno per le aree cosiddette idonee, non potrà essere superato.

Tempi scaduti

In tal senso gran parte dei progetti depositati al Ministero dell’Ambiente avrebbe già superato abbondantemente i tempi già indicati come “massimi” per l’istruttoria e l’approvazione finale. Anzi, gli studi legali delle lobby energetiche, stanno perseguendo l’inserimento in legge di un’autorizzazione d’ufficio legata al principio del “silenzio-assenso”, un meccanismo perverso e illegittimo, ulteriormente devastante per la Sardegna.

Danni & responsabilità

Nelle comunicazioni di sollecito che il plotone di legali sta predisponendo al fine di chiedere l’approvazione immediata dei progetti presentati sia al Ministero che alla Regione, e quindi la formalizzazione di un diritto acquisito, stanno rispolverando l’ultimo comma dell’art.25 del Testo Unico Ambientale: «la decorrenza dei termini massimi di rilascio delle autorizzazioni ambientali per gli impianti di maggiori dimensioni produce una responsabilità disciplinare e amministrativo-contabile del dirigente e del funzionario inadempiente e, rispetto all’interesse del proponente, il risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell’inosservanza doloso o colpevole del termine di conclusione del procedimento».

Rischio boomerang

Il Disegno di Legge della Regione rischia, dunque, di trasformarsi in un boomerang senza precedenti, scatenando una corsa alla presentazione di progetti e alla loro rapida approvazione. Del resto, il testo della proposta di legge regionale non sfiora minimamente l’aspetto procedurale-autorizzativo, elementi che non poteva comunque intaccare, ma non innalza nemmeno l’unica difesa possibile, urgente, efficace ed immediata, quella di una stringente “norma urbanistica” di esclusiva competenza autonomistica della Regione sarda.

Il tranello del “previgente”

A questa corsa sulla tempistica di approvazione dei progetti si affianca la parola chiave “previgente”, già comparsa nel decreto-legge “Agricoltura” appena varato dal Governo Meloni. In quel “marchingegnoso” provvedimento governativo, in sostanza si afferma: i divieti per costruire il fotovoltaico nelle campagne valgono solo per i progetti che saranno presentati successivamente all’entrata in vigore del decreto-legge, tutti gli altri già presentati saranno valutati con la normativa “previgente”, ovvero senza vincoli e divieti.

Valanga di approvazioni

È evidente che, se la Sardegna non si doterà di una propria normativa urbanistica urgente ed efficace, si rischia che possa valere quella statale, consentendo l’esame della montagna di progetti già presentati nell’Isola senza alcuna norma stringente in materia urbanistica, lasciando di fatto campo libero alla devastazione della terra dei Nuraghi. Non uno scenario apocalittico di fantasiosa memoria, ma esattamente quello che gli stessi organi dello Stato, quelli meno inclini alle pressioni delle lobby, hanno messo nero su bianco qualche giorno fa nell’esame dell’ennesimo progetto eolico nei promontori di Isili, nel cuore della Sardegna. Il progetto sotto esame è l’ennesimo della Saras, la società petrolifera per eccellenza.

Devastazione industriale

Il parere, decisamente negativo, ha una firma pesante, quella di Luigi La Rocca, il Soprintendente Speciale per il Pnrr. Un parere tecnico già inviato al Ministero dell’Ambiente che costituisce una pietra miliare che va ben oltre il progetto della "Sardeolica”, il braccio “ventoso” dei petrolieri. Parole pesanti come macigni, affermazioni che lasciano comprendere la forza di un allarme senza precedenti: «qualora tutti i progetti presentati fossero realizzati, si arriverebbe ad una saturazione dell’area vasta interessata, attuando, la sostituzione di tale paesaggio, ricco di testimonianze archeologiche ed architettoniche, con un nuovo paesaggio tipicamente industriale». Dunque, uno stravolgimento della Sardegna, sul piano ambientale e paesaggistico, trasformando il “genio” naturale dell’Isola in un coacervo industriale di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Un rischio ormai imminente se la politica e le istituzioni non interromperanno il “dolce” far niente dinanzi all’incedere di devastazione, lobby e faccendieri. Il disastro è all’orizzonte.

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