Sì all’autopsia sui resti di Stefano Dal Corso, il detenuto romano morto in una cella del carcere oristanese di Massama nell’ottobre del 2022. Gli esami sono stati disposti dalla Procura di Oristano che ha detto sì dopo sette istanze rigettate. 

Ad annunciare la svolta è stata la sorella del detenuto, Marisa, durante un incontro a Roma. Lei non ha mai creduto al suicidio, decretato ufficialmente come causa del decesso. Fin da subito aveva sottolineato delle presunte anomalie nella ricostruzione del dramma avvenuto dietro le sbarre: «Lo hanno picchiato le guardie», aveva detto durante un incontro con la stampa alla Camera.

Nei giorni scorsi era spuntato anche un presunto supertestimone: agli inquirenti avrebbe raccontato che Dal Corso era stati picchiato con delle sbarre perché aveva assistito a un rapporto sessuale tra guardie carcerarie. Un racconto sulla cui veridicità indaga la Procura. Che adesso ha disposto l’autopsia: il 4 gennaio gli esami verranno effettuati dal medico legale cagliaritano, Roberto Demontis. 

«Non ho mai creduto al suicidio», ha dichiarato l'avvocata della famiglia Dal Corso, Armida Decina, «ma ho sempre detto che l'unico elemento che può contestare i dubbi è solamente l'esame autoptico. Mi ha sorpreso, nella richiesta del pubblico ministero di procedere con l'autopsia, il veder cambiare il provvisorio capo di imputazione: non abbiamo più l'ipotesi di omicidio colposo, ma di omicidio volontario. E cambia lo scenario di ciò che si era paventato fino a oggi. Voglio ringraziare la procura: noi non abbiamo mai accusato nessuno, ma detto sempre che quello accaduto a Oristano non è cosa pacifica». 

(Unioneonline/E.Fr.)

  

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