Davanti ai giudici del Tribunale di Oristano ha detto di non aver mai sentito parlare di un giro di prostituzione al Samaritano di Arborea.

La testimonianza è quella di una ragazza nigeriana, che per qualche tempo è stata in comunità, l'unica struttura abilitata in Sardegna ad ospitare reclusi che scontano pene alternative alla detenzione, che oggi è stata sentita durante il processo per favoreggiamento della prostituzione e violenza sessuale che chiama sul banco degli imputati don Giovanni Usai, fondatore della comunità.

La giovane donna ha risposto alle domande del pubblico ministero Marco De Crescenzo e dell'avvocato difensore del sacerdote, Anna Maria Uras. Oltre due ore di domande in cui la donna (testimone dell'accusa) ha ricostruito gli anni della comunità e i rapporti con gli ospiti e con lo stesso don Usai. La testimone ha sottolineato di non essersi mai accorta né di aver mai saputo di «situazioni strane o prostituzione all'interno della comunità». La ragazza, inoltre, ha ricordato che il sacerdote aveva aiutato alcune ragazze ad uscire dalla tratta della prostituzione anche se non le conosceva. Accanto a don Usai, sotto accusa ci sono anche il nigeriano Alphonsus Eze (difeso dall'avvocato Carlo Figus) e Gabriel Imasidou Osarhewinda, mentre la persona offesa è parte civile con l'avvocato Francesca Ferrai. Il processo proseguirà l'8 luglio.
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