Il progetto di un impianto solare termodinamico “ibrido” nelle campagne fra Oristano e le borgate agricole di Tiria e San Quirico, sembra riprendere vigore. Forte di una sentenza del Tar che ha accolto il ricorso della San Quirico solar power (braccio sardo della Clp project di Bolzano) contro il Comune di Oristano. La partita non è affatto chiusa, resta pendente anche un ricorso al Consiglio di Stato ma il Comitato per la salute e la qualità della vita è già in trincea. «Qui non realizzeranno mai quell’impianto» ripete con fermezza il portavoce Antonello Garau.

Era il 2014 quando la ditta presentò negli uffici comunali il progetto per realizzare un impianto termodinamico ibrido per la produzione di energia elettrica attraverso pannelli solari e una centrale a biomasse (dovrebbero essere bruciate 75 tonnellate di legna al giorno). Investimento di oltre 80 milioni di euro, con nuovi posti di lavoro e un notevole indotto. Le promesse e le rassicurazioni da parte della ditta non hanno mai convinto i cittadini, in particolare i residenti nelle borgate agricole che da subito si sono opposti al progetto dando vita a un Comitato spontaneo da anni in prima linea per difendere il territorio.

La Solar power va avanti ma nel 2019 il suo piano si infrange contro lo scoglio della Regione che nega l’autorizzazione unica al progetto per la mancanza di diversi requisiti. Inizia così una lunghissima battaglia a suon di ricorsi e impugnazioni, il nodo della questione è la mancanza di disponibilità delle terre su cui realizzare l'impianto (circa 77 ettari).
La società però non ci sta, ci sarebbero ancora i margini per tentare un’ultima carta. E con gli avvocati Piero Franceschi, Mario Sanino e Fabrizio Viola impugna quei verdetti ritenendo in particolare che «la convenzione urbanistica stipulata con il Comune il 30 dicembre 2014 non è mai decaduta». Il 12 febbraio scorso i giudici del Tar accolgono il ricorso della San Quirico solar power contro il Comune, rappresentato dall’avvocata Gianna Caccavale. Secondo l’amministrazione comunale la convenzione non esiste più perché, trascorsi i termini, il progetto originario è stato modificato in maniera sostanziale e non è mai stato presentato quello definitivo e autorizzato. La ditta d’altro canto ritiene di aver presentato entro i termini previsti il progetto che poi è stato rivisto durante la fase istruttoria. Tesi poi accolta dai giudici. 

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