Assolti perché il fatto non sussiste. La sentenza emessa dalla Corte d'assise del Tribunale di Sassari nei confronti dei cinque imputati nel processo per la morte di Marco Erittu, avvenuta il 18 novembre 2007 nella sua cella del carcere sassarese di San Sebastiano. Si tratta di Pino Vandi, Nicolino Pinna e Mario Sanna, accusati di concorso in omicidio, per i quali il pm Giovanni Porcheddu aveva chiesto l'ergastolo, e di Gianfranco Faedda e Giuseppe Soggiu, ai quali l'accusa di favoreggiamento era costata una richiesta di quattro anni di reclusione. Tra la commozione degli imputati, dei loro parenti e del collegio difensivo, la sentenza è stata letta dopo oltre dieci ore di camera di consiglio. La morte di Erittu era stata inizialmente archiviata come un suicidio, ma l'ipotesi che il detenuto fosse stato ucciso si era fatta strada dopo le dichiarazioni di un altro detenuto, Giuseppe Bigella, che si era autoaccusato dell'omicidio e aveva detto di aver agito su mandato di Pino Vandi, agendo insieme a un altro carcerato, Nicolino Pinna, con la connivenza della guardia Mario Sanna, che aveva favorito il loro ingresso nella cella di Erittu. Altre due guardie, Gianfranco Faedda e Giuseppe Soggiu, erano state tirate in ballo per aver contaminato la scena del delitto, cercando di cancellare ogni prova. La lunga requisitoria del pm si era concentrata sul racconto di Bigella e sui conseguenti riscontri, mentre gli avvocati dei cinque imputati hanno sempre insistito sulla sua inattendibilità e sulla mancanza di prove oggettive che confermassero il suo teorema. Tesi evidentemente sposata dalla corte presieduta da Pietro Fanile, a latere Teresa Castagna.
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