Ogni giorno in Sardegna almeno 4 donne sono vittime di violenza, fisica o sessuale, oppure di atti persecutori. 

È quanto si evince dai dati del Ministero dell’Interno rielaborati dall’Istat. I più recenti sono relativi al 2021 e riguardano solo i casi “noti” e denunciati. Il numero totale degli episodi di maltrattamento, percosse, stalking e violenza sessuale, dunque, è con tutta probabilità molto, molto maggiore. 

In base agli ultimi dati disponibili, i casi totali di tali reati nell’Isola sono quasi 1.700 l’anno (1.669, precisament). Di questi il 90% ha come vittime donne.

Nel dettaglio, in Sardegna, è di sesso femminile (dati 2021):

  • Il 91% delle vittime dei 586 casi annui di maltrattamenti in famiglia 
  • Il 95% delle vittime dei 514 casi annui di atti persecutori
  • Quasi l’89% dei 450 casi annui di percosse
  • L’87% dei 119 casi annui di violenza sessuale

Quanto ai femminicidi: in Sardegna, nel 2022, ne sono stati commessi 7, numero che colloca l’Isola al terzo posto dell’infame graduatoria nazionale riguardante i delitti commessi da uomini contro le donne. Negli ultimi 5 anni, invece, le donne uccise nell’Isola sono state 18.

Dati drammatici, che destano sconcerto e che hanno indotto il Governo, anche sulla scia degli ultimi, drammatici episodi (l’uccisione di Giulia Tramontano nel Milanese e quella di Pierpaola Romano a Roma) ad annunciare nuovi provvedimenti: «Porteremo nel prossimo Consiglio dei Ministri, o al massimo in quello successivo, il pacchetto di norme al quale come ministero delle Pari Opportunità stiamo lavorando insieme ai ministeri dell'Interno e della Giustizia, per un primo tagliando alle norme anti-violenza», ha annunciato la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella. Aggiungendo: «La legge da sola non basta, senza un cambio culturale, ma può fare tanto e renderla il più efficace possibile è un imperativo categorico di cui avvertiamo tutta la responsabilità».

Nuovi e più incisivi interventi vengono auspicati da tutte le forze politiche e anche dalle associazioni. «Chiediamo alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla ministra per le Pari Opportunità Eugenia Roccella di intervenire con urgenza per realizzare il Piano nazionale antiviolenza che è fermo da troppo tempo», dice Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, che dal luglio 2020 gestisce il 1522, il numero nazionale antiviolenza e antistalking di pubblica utilità attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità.

«Chiediamo – aggiunge Ercoli –  di sostenere la rete dei centri antiviolenza mappati dal 1522 con fondi straordinari che garantiscano l'apertura di nuove case rifugio per ospitare tutte le donne che, ribellandosi alla violenza maschile, rischiano la vita e che come Stato abbiamo l'obbligo di proteggere come dice la Convenzione di Istanbul. Convenzione che, lo ricordiamo, è legge dello Stato».

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