Sarà sottoposta a perizia psichiatrica Alba Veronica Puddu, la dottoressa di 53 anni di Tertenia, condannata all’ergastolo in primo grado per omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa.  Secondo l’accusa la professionista ha curato pazienti affetti da tumori con metodologie alternative - come ultrasuoni o radiofrequenze - che avrebbero ridotto l'aspettativa di vita dei malati e accelerato la morte.

Oggi la Corte d’Assise d’appello di Cagliari, presieduta dal giudice Massimo Costantino Poddighe, ha deciso preliminarmente di sottoporre l’imputata a un esame da parte di un perito che sarà nominato dalla Corte il 2 febbraio. A sollecitare la richiesta di accertamento tecnico per comprendere la capacità di intendere e di volere di Alba Veronica Puddu sono stati non solo i difensori, gli avvocati Gianluca Aste e Michele Zuddas, ma anche lo stesso procuratore generale Luigi Patronaggio.
In primo grado la Corte d’assise presieduta dalla giudice Tiziana Marogna aveva condannato la dottoressa al carcere a vita con isolamento diurno, ritenendo ci sia stata un dolo intenzionale: in altre parole che avrebbe consapevolmente somministrato terapia che sapeva benissimo avrebbero ridotto l’aspettativa di vita di pazienti terminali.

I giudici erano andati anche oltre le richieste della pm Giovanna Morra che aveva sollecitato 24 anni di reclusione. «Non ho mai proibito o scoraggiato i miei pazienti a seguire le cure tradizionali come chemioterapia e radioterapia. Tutto ciò che hanno fatto è stata una libera scelta di ciascuno», si era difesa Puddu nel corso del processo in Corte d'Assise a Cagliari. Aggiungendo: «Ho sempre spiegato ai miei pazienti che le mie non erano terapie oncologiche e che i miei trattamenti potevano funzionare come terapie del dolore. Ho sottolineato inoltre i pro e i contro delle terapie. Tutti e tre i pazienti deceduti (ossia Davide Spanu, Franco Garau e Fiorenzo Fiorini, per quest'ultimo è rimasta in piedi l'accusa di omicidio, ndr) erano in una fase terminale della malattia. Per quanto riguarda Fiorini aveva scelto lui di non sottoporsi agli esami diagnostici e alle cure». 
Dichiarazioni  che erano entrate in conflitto con intercettazioni e materiale probatorio, tanto da convincere la Corte d’assise a darle il massimo della pena. Ora, in via preliminare, i giudici dell’Assise d’appello vogliono capire se Alba Veronica Puddu sia totalmente in grado di intendere e di volere, prima di aprire il dibattimento e celebrare il processo d’appello. A difendere la famiglie delle presunte vittime ci sono le parti civili Rita Dedola, Mauro Massa e Gianfranco Sollai. Il 2 febbraio si torna in aula e i giudici incaricheranno il perito di esaminare l’imputata. 

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