«Se Shahid esce dal carcere mi uccide». Paola Piras ha paura che il suo ex compagno possa aggiungere nuovo sangue alla strage dell’11 maggio scorso. Sul suo letto del reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lanusei, la donna riprende lentamente le funzioni cognitive e quelle di coscienza, esprimendo i timori su Shahid Masih, di 22 anni più piccolo. Shahid, rinchiuso in una cella del penitenziario di Uta, è il giovane pakistano che l’ha ferita con 17 coltellate nella sua camera da letto ed è l’unico sospettato di aver ucciso suo figlio Mirko Farci. Il pool di psicologi, che la sostiene nel percorso di ripresa dopo 40 giorni di coma conseguenti alla tragedia della palazzina di via Monsignor Virgilio, le ha raccontato la verità su Mirko, il suo secondogenito che ha perso la vita nel tentativo di difenderla dall’aggressione dell’uomo di cui era stata innamorata.

La novità

Paola Piras sa che Shahid Masih è in carcere. Eppure teme che possa tornare libero e ucciderla. Sono le paure di una donna fragile, sconvolta da cinquanta giorni sullo stesso letto dell’ospedale dove i medici le hanno salvato la vita, la stessa che quando Paola era arrivata in Pronto soccorso sembrava ormai finita. Cinquanta giorni che appaiono un’eternità. La sua vita è cambiata per sempre e ora che Mirko non c’è più la donna deve essere accompagnata nel processo di elaborazione del dolore. Accanto a lei ci sono gli specialisti, psicologi che le offriranno il supporto necessario per il ritorno alla vita. «I parametri continuano a migliorare e questo è un indicatore che ci permette di pensare, a breve, a un trasferimento in Chirurgia dove la paziente affronterà un nuovo percorso». Se il decorso proseguirà in linea con gli ultimi, positivi eventi clinici per Paola si apriranno i cicli di riabilitazione.

Il blitz

Venerdì sera, su disposizione della pm di Lanusei Giovanna Morra, che conduce l’inchiesta sull’omicidio, i carabinieri della compagnia di Lanusei hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione dove alloggiava Shahid Masih. Nella struttura di Porto Frailis sono intervenuti anche i Vigili del fuoco di Tortolì, il personale tecnico del Comune di Tortolì e uno staff di assistenti sociali. Sono stati controllati gli inquilini che soggiornano nell’ala della struttura in cui abitava l’ex carrozziere pakistano su cui pendono due ipotesi di reato da brividi: omicidio e tentato omicidio.

Roberto Secci

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