I guai cominciarono con gli anestesisti. Nel gennaio 2018 i sindacati si dicevano: «Stanchi delle rassicurazioni di circostanza che arrivano dai vertici della Assl e dell'Ats». Le lacune all'epoca si "limitavano" a tre anestesisti mancanti, un tecnico in Radiologia, il primario di medicina in pensione da mesi e mai sostituito. Ventidue mesi dopo la situazione è disastrosa. Il reparto di Ortopedia è chiuso per mancanza di medici, tutti i reparti hanno vistosi buchi in pianta organica. Nel reparto di Anestesia e Rianimazione lavorano otto medici su quattordici in pianta organica.

LENTA AGONIA - Come si possa andare avanti non è un mistero. Le sale operatorie sono aperte solo grazie all'ausilio dei consulenti e ai turni extra. Lo scorso anno alcuni camici bianchi hanno superato le 1000 ore di straordinario, altri le 1500. C'è chi dall'inizio dell'anno ha già 200 ore in più rispetto a quelle che dovrebbe fare da contratto. Succede in un ospedale in cui mancano 34 dirigenti su 160. Se i medici (loro malgrado), dovessero riposare, si ferma tutto. Al momento, se dovessero mancare i consulenti esterni, il reparto potrebbe garantire solo le urgenze. La musica non cambia per la chirurgia, dove non si contano più le ore di straordinario dei medici strutturati. Un'assenza per malattia metterebbe in grosse difficoltà l'intera unità operativa. Con l'organico dimezzato - sono 5 i chirurghi più il primario - il numero degli interventi è diminuito, si è dovuto bloccare l'endoscopia digestiva e ridurre gli ambulatori. Come è potuto accadere tutto questo? Un presidio indicato come esempio di gestione virtuosa solo qualche anno fa sembra destinato ad essere una mera succursale di altre strutture, a scapito di un territorio penalizzato dal punto di vista geografico e dei collegamenti.

IL MIRAGGIO DEL RILANCIO - In quasi due anni il Nostra Signora della Mercede ha fatto il pieno di rassicurazioni e promesse. Bastassero le parole, l'ospedale sarebbe in piena salute. Il 6 settembre del 2018 l'allora assessore alla Sanità Luigi Arru e il direttore generale Ats Fulvio Moirano di fronte ai sindaci e ai comitati di cittadini garantirono l'arrivo di trenta medici per l'ospedale in codice rosso. Non furono date certezze sui tempi. Una scelta forse dettata, alla luce dei fatti, dalla prudenza. Nei mesi che seguirono a interventi tampone per soccorrere uno o più reparti si sommarono le promesse di una campagna elettorale incentrata sulle debolezze strutturali del territorio in materia di autonomia e rappresentatività. Le cronache riferiscono di disservizi, ambulatori chiusi, medici di base non sostituiti. Un circolo vizioso di domande che non ottengono risposte. Eppure il neo assessore alla Sanità Mario Nieddu, in visita in Ogliastra il 5 maggio, definisce l'ospedale di Lanusei «Molto ben organizzato». Cambiando l'assessore i problemi restano identici.

CERCASI MEDICI - Lanusei non è appetibile per anestesisti, chirurghi, medici di pronto soccorso e ortopedici. I vincitori di concorso scelgono altre strutture, capace di offrire possibilità di carriera. Nessuno punta sul cavallo zoppo. Mentre la politica valuta il numero delle Assl più adatto alla gestione della Sanità l'ospedale muore lentamente, in attesa di soluzioni. Il 29 maggio l'Ogliastra, primi cittadini in testa, porta la protesta a Cagliari. Il 12 agosto Ortopedia chiude i battenti per mancanza di medici. In primavera la chiusura di Ostetricia era stata scongiurata solo dalla rimodulazione dei turni da parte dei medici. Esauriti i provvedimenti temporanei, l'utilizzo dei consulenti e degli specializzandi, una data segnata in rosso nel calendario era quella del concorso per gli ortopedici. A fine settembre, esaurite le procedure, la ferale notizia: nessuno dei medici sceglierà di lavorare in Ogliastra. Nei giorni scorsi il sindaco di Lanusei Davide Burchi ha lanciato l'ennesimo appello: «La politica regionale ha fatto grossi investimenti sul Mater Olbia. È necessario bilanciare questa scelta strategica con le esigenze degli altri territori». Non sono serviti cortei, scioperi e proteste. La sanità nella piccola Ogliastra è moribonda, senza un medico capace di curarla. La politica ha perso la sua sfida.
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