In laguna e a mare i nemici dei pescatori si chiamano cormorani.

Gli uccelli stanno divorando i pesci e i guadagni degli operatori ittici di Arbatax.

Ogni giorno uno stormo di mille cormorani attacca il pescato creando ingenti perdite di fatturato.

Un tempo l'abbattimento era consentito senza limiti, mentre ora la legge autorizza a eliminarne 10 su 1000 al mese.

Per tentare di debellare il fenomeno il presidente della Cooperativa pescatori Tortolì, Carmine De Martino, ha dirottato in laguna un'imbarcazione dall'alba al tramonto. Insieme ai petardi è l'antidoto ai volatili che si cibano, ciascuno, di tre chili di pesce al giorno.

LA SITUAZIONE - Arrivano con le prime luci del giorno.

Lo stormo di cormorani attacca i lavoratori della laguna di Arbatax.

Qui i soci della coop assistono, quasi inermi, alle incursioni dei volatili che aggrediscono le gabbie in cui si infilano i pesci che tentano di raggiungere l'acqua salata.

"I cormorani - afferma De Martino - agiscono dall'esterno puntando soprattutto sui branchi di pesce da 100 e 200 grammi. Prodotto che per noi è fonte di reddito fondamentale".

I predatori non concedono tregua, dalle 7 alle 17.

"La loro preda ideale - prosegue il presidente della coop fondata nel 1944 - sono i pesci piccoli. Orate, muggini e spigole che per noi sono fonte di reddito".

L'ANTIDOTO - Ogni giorno un pescatore della coop indossa i panni dello sceriffo per dissuadere i cormorani e allontanare gli stormi dalle aree di itticultura.

Quando gli uccelli si abbassano per aggredire la preda i pescatori fanno scoppiare i petardi e puntano i volatili con la prua dell'imbarcazione.

"Ma ormai - riflette De Martino, stizzito - i cormorani non hanno neppure più paura delle esplosioni. Ci stanno massacrando e i danni, i cui effetti emergeranno tra qualche tempo, sono inestimabili. Si rischia di bruciare fatturati e creare gravi difficoltà alle nostre famiglie".

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