Il sindaco di Oliena ha un pensiero per le vittime di Genova e ricorda: "Noi quella tragedia l'abbiamo già vissuta". Il crollo del ponte di Oloè, 18 novembre 2013, quando il ciclone Cleopatra si abbattè su mezza Sardegna.

Morì l'agente di polizia e padre di famiglia Luca Tanzi, che coi colleghi scortava un'ambulanza. Una croce che avrebbe dovuto pesare come un macigno, un monito, su chi poi in quella strada ha avviato il cantiere per rimettere in piedi l'arcata.

E invece è finita che, riaperto otto mesi dopo i lavori costati 3 milioni di euro, crepe e cedimenti nell'alluvione del 2017 hanno imposto una nuova chiusura di quel tratto della provinciale per Dorgali con un decreto di sequestro del ponte firmato dal gip del tribunale di Nuoro.

PARTE CIVILE - Un'opera fatta in economia, questa l'ipotesi della Procura che all'impresa di Rovigo nonché al tecnico dell'Anas (che non avrebbe vigilato sulla corretta esecuzione dei lavori) contesta i reati di frode in pubbliche forniture e di attentato alla sicurezza dei trasporti.

Il 18 ottobre comincia il processo a Nuoro e il Comune di Oliena si è costituito parte civile. "Chiederemo conto - dice Sebastiano Congiu - dei soldi pubblici spesi inutilmente, dei danni causati al mio paese, isolato a causa della chiusura della strada, e del fatto che si sia messa in pericolo l'incolumità dei cittadini".

PROCESSI APERTI - Ponti crollati, carreggiate franate, viadotti a senso unico alternato. La Sardegna è una carta geografica di opere pubbliche invecchiate, arrugginite o malfatte, di manutenzioni rimandate, di ristrutturazioni eseguite con lo sputo.

All'indomani della tragedia di Genova, fa impressione pensare che da una parte all'altra dell'Isola sono diversi i processi aperti a carico di imprese e di tecnici di Anas e amministrazioni provinciali dopo tragedie divenute irreparabili o tragedie sventate solo per miracolo.

A Tempio, per la verità, è ancora davanti al gup il procedimento che chiama in causa progettisti e tecnici delle Province di Sassari e Olbia-Tempio per la morte di tre persone sulla provinciale 38 di Monte Pinu che franò nell'alluvione del 18 novembre 2013. Una strada mai collaudata, venuta giù come un budino sfatto.

Anche il cedimento della nuova statale 554, in territorio comunale di Quartucciu, implosa nella primavera del 2015 all'altezza di Santu Lianu, è finito dentro un fascicolo in Procura. Il processo è cominciato il 6 luglio in Tribunale a Cagliari: davanti al giudice - accusati di crollo colposo e frode in pubbliche forniture - due dirigenti dell'Anas e il titolare dell'impresa che eseguì i lavori.

LO SCARICABARILE - E poi c'è il cavalcavia di Mesumundu, strada provinciale 80 Siligo-Ardara che scorre sopra la statale 131. È il ponte della Sardegna indicato dal Cnr nell'elenco nazionale delle opere a rischio.

Nel 2009 le travi furono danneggiate dal carico troppo alto (una pala eolica) di un tir che passava in superstrada. Per anni Anas e Provincia (che si limitò a chiudere una corsia di marcia) non risposero al Comune di Siligo finché nel 2015 il sindaco Mario Sassu pretese una perizia sullo stato del cavalcavia e minacciò la chiusura della 131.

LA RESPONSABILITÀ - Il fatto è che i due enti continuavano il gioco del rimpallo delle responsabilità. "Sa come ho stanato Anas? Ho fatto appendere sul cavalcavia uno striscione con la pubblicità della nostra scuola di archeologia. Tempo poche ore e già mi intimava di toglierlo".

Lo striscione rimase lì e il Comune chiese per l'ennesima volta una perizia statica sul ponte. "Per tutta risposta - racconta - l'Anas fece ricorso al Tar e poi al Consiglio di Stato. Ha perso, ma quel che fa impressione è che invece di pensare alla sicurezza dei cittadini ha ingaggiato un braccio di ferro col Comune". Il cantiere poi l'ha aperto la Provincia di Sassari. "I lavori - dice il sindaco - sono a buon punto, entro settembre avremo il ponte in ordine".

Piera Serusi

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