Quei soldi per quelle bollette della sua casa di Orani non erano dovuti. Abbanoa lo sapeva, eppure ha costretto l’utente a farselo riconoscere davanti a un tribunale, ponendo in atto «un uso abusivo e distorto dello strumento processuale». Un’attesa durata cinque anni. Ecco perché ora il Tribunale di Nuoro ha condannato Abbanoa per «lite temeraria»: aveva portato davanti al giudice l’ingiunzione di pagamento delle fatture contestate dall'utente e annullate. Abbanoa dovrà versare tremila euro alla vittima, l'avvocata Milena Patteri, oltre 1.100 di spese legali.

Il giudice sottolinea nella sua sentenza che la condanna «è finalizzata a scoraggiare il ricorso (da parte di Abbanoa) a tali condotte e a preservare la funzionalità del sistema-giustizia con conseguente riconoscimento in favore della parte attrice di un importo pari alla somma dovuta per l’attività difensiva». Soldi che peseranno sulle tasche dei contribuenti.

LA VICENDA – L’avvocata Milena Patteri nel 2012 aveva ricevuto due fatture per conguagli da 1.885,95 e 588,76 euro. Bollette pazze dovute al cattivo funzionamento del contatore che, dopo l’accertamento richiesto, Abbanoa aveva sostituito. Il difetto riscontrato nel contatore portò Abbanoa all'accoglimento del reclamo di Patteri, al riconoscimento dell'erronea quantificazione dei consumi, all’annullamento della fattura e all’emissione di una nuova da 1.918, 66, che venne pagata. Ma nel maggio 2015 arrivò la richiesta del pagamento delle fatture annullate, quelle del 2012. Seguì l'ingiunzione: per la terza volta Abbanoa chiedeva il pagamento delle stesse fatture, più altre due (risalenti al 2005 e 2006) ormai prescritte. Somme non dovute, e Abbanoa lo sapeva. Ma questa volta le ha chieste ad un avvocato che è andato fino in fondo ottenendo la condanna della società per «lite temeraria».

Fabio Ledda

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