Non sembra voler esserci un limite al peggio, e più trascorrono i mesi, le settimane, i giorni, più ci ritroviamo costretti a subire gli effetti devastanti di decisioni apparentemente immotivate (o la cui motivazione poco o nulla ha a che vedere con il bene comune) prese altrove, finanche in seno al massimo consesso regionale (il quale dovrebbe per primo tutelare le ragioni di un Territorio gravemente “ferito”) in perfetto e totale dispregio del miglior interesse comune.

Da ultimo, abbiamo dovuto pure apprendere, per bocca dello stesso leader di “Sardigna Natzione Indipendentia”, che anche il destino del Nosocomio San Francesco di Nuoro era, ed è, tristemente segnato, siccome già a monte “programmato”, in perfetto e colpevole silenzio, dalla “politica sanitaria regionale”: da ospedale a poliambulatorio senza passare per il proverbiale “via”, quasi a voler sottolineare, significandola di connotazioni negative, l’irrilevanza, e/o peggio, la scarsa incidenza, di una misura di tal fatta sulla vita di una intera comunità.

Ebbene. Senza voler legittimare in alcun modo letture complottistiche di scarso pregio in merito alla situazione di fatto venutasi a determinare col trascorrere inesorabile degli anni, è tuttavia innegabile che anche il solo comprendere quale possa essere il “disegno” alla base possa non essere operazione di immediata intellegibilità. A meno di non volersi arrendere ad una constatazione di carattere squisitamente pratico. Ossia quella, precisamente, che inducendo a mettere in correlazione il fenomeno connesso all’inesistente efficientismo funzionale e strutturale del sistema sanitario locale con il costante processo di desertificazione antropica che, a sua volta, ha condannato, e condanna a tutt’oggi, vastissime aree interne dell’Isola lasciandole esposte inesorabilmente all’abbandono ed all’incuria, e che verosimilmente, sembra costituire la causa e l’effetto del progressivo impoverimento dei servizi essenziali anche di carattere sanitario, voglia perseguire l’intento di un “progetto” (almeno così sembrerebbe essere) dal sapore antico e che vorrebbe mirare a favorire i grandi centri metropolitani isolani.

Se tale, dunque, dovesse essere l’intenzionalità della classe dirigente isolana, allora, in quanto cittadini, ed in quanto soggetti votanti, dovremo porci interrogativi piuttosto seri rispetto alla questione della stretta osservanza del patto tacito di rappresentanza, evidentemente tradito all’atto pratico dell’azione politica intrapresa e dei suoi effetti diretti ed indiretti sul futuro assetto del territorio ricompreso nel perimetro di riferimento. E se questo fosse realmente lo stato dell’arte, si fa per dire, allora dovremo imparare a riscoprire, noi per primi, il valore, e la funzione emblematica e significativa del “Conglomerato Comunale” nelle sue vaste articolazioni e potenzialità che certamente debbono essere riscoperte, con buona pace della politica regionale cagliari-centrica, e riconosciute espressamente nell’ottica di una funzionale e consapevole gestione di un territorio variamente articolato che necessita di interventi mirati, e non sempre omogenei, idonei a garantirne il buon governo.

Il discorso sarebbe troppo lungo da condurre in maniera analitica, ma basti considerare, anche solo marginalmente, il potere di indiscussa “rivendicazione” che i comuni interessati, nella persona del sindaco in carica, hanno nei confronti del livello di governo regionale e che, allo stato vale a legittimare l’intervento deciso, nel caso specifico, del primo cittadino nuorese, Andrea Soddu (accompagnato dal non meno accorato e contestuale appello lanciato dal Consigliere in forze al Partito Democratico Roberto Deriu, e dal giovane Pierluigi Saiu, in forze alla Lega, Presidente della Commissione Autonomie) che con fiera determinazione si è assunto l’onere e l’onore di portare avanti una doverosa battaglia di dignità a salvaguardia dei cittadini che rappresenta. Dicendolo altrimenti, e più chiaramente, se il governo regionale non appare in grado di assicurare parimenti e paritariamente gli interessi del territorio nella sua interezza e/o di assecondare le più elementari esigenze delle varie comunità ivi insediate, e sebbene ai Comuni, in quanto tali, non sia affidata l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari in sé e per sé considerati, tuttavia, ciò non esclude affatto che un sindaco, quale quello nuorese, possa occuparsi, e con consapevolezza, dato il cosiddetto “principio di vicinanza”, della salute dei propri consociati, purtroppo gravemente annichilita da un modello di sviluppo e direttivo di ordine aziendalistico che ha finito col compromettere definitivamente ogni forma di governo democratico del piano sociale e sanitario.

Intanto, perché, se le decisioni della politica regionale appaiono oggi condizionate dalle indifferenti e fredde logiche del profitto, allora, verosimilmente, quelle medesime decisioni sarebbero state assunte in totale pregiudizio, ed a tutto discapito, dell’interesse generale rapportato alle caratteristiche ed alla morfologia del territorio. Quindi, perché, quello stesso consesso regionale, così distante dal contesto generale che dovrebbe rappresentare e tutelare, non sembra aver tenuto nella debita considerazione l’incidenza che la medicina di base, di rilievo squisitamente territoriale, avrebbe potuto, ed ancora potrebbe, esercitare, nella gestione sanitaria di quelle stesse aree interne che si vorrebbero “eliminare” siccome incapaci (ma questo è tutto da vedere) di produrre ricchezza.

Infine, perché, il continuare a strumentalizzare le ragioni legittime ed il disagio crescente di intere comunità, lasciate colpevolmente in balia del loro destino siccome ostacolate ed impedite nell’esercizio concreto del proprio diritto ad accedere ad ogni forma di cura ed assistenza, rappresenta una imperdonabile omissione dell’implementazione delle dotazioni sanitarie che avrebbe dovuto ispirare la classe dirigente, e che, specie nel corso dell’emergenzialità pandemica, avrebbe dovuto caratterizzare, in primis, l’azione del governo regionale.

Non pare sia necessario scomodare Lapalisse per comprendere la stringente necessità di operare nel senso di una concreta inversione di tendenza che sia preludio di un atteggiamento differente e meno burocratico rispetto alla esigenza di tutela della salute, il cui perseguimento presuppone, innanzitutto, il potenziamento del personale sanitario e sociale. Di tutto questo la comunità locale sembra essere perfettamente consapevole, e non ci resta, quindi, che affidarci fiduciosi all’azione ed alla capacità di intervento della politica nuorese di vario livello.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato, Nuoro)

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