Dopo l'udienza del 2 marzo scorso, la V sezione della Corte di Cassazione ha fissato una ulteriore data, il 25 maggio, nella quale si deciderà sul ricorso presentato dall'avvocato Luigi Alfano contro il rigetto della Corte d'appello di Roma, dell'istanza di revisione del processo nei confronti di Gianfranco Cherubini, il nuorese 61enne condannato all'ergastolo per aver ucciso la moglie, Maria Pina Sedda, il 23 luglio 2002 a Nuoro.

La Corte suprema deciderà solo in base agli elementi documentali. Cherubini, alla fine del 2020 si era affidato a un pool di esperti che ha investigato a fondo sul delitto scovando quelli che sono stati ritenuti "nuovi elementi, mai emersi prima", sui quali punta per la riapertura del processo. A raccogliere le nuove prove sono stati Davide Cannella, investigatore noto per esser stato consulente di parte di Pietro Pacciani e Mario Vanni nel processo al cosiddetto mostro di Firenze, ed Eugenio D'Orio, genetista forense.

Tre in particolare le tracce di sangue e un profilo genetico inedito la cui individuazione potrebbe, secondo la difesa, scagionare Cherubini.

Maria Pina Sedda, 42 anni e un grave deficit uditivo, impiegata dell'Ufficio del Registro di Nuoro, fu uccisa il 23 luglio 2002 nella cantina della casa di famiglia. Gli esperti chiamati da Cherubini hanno analizzato le tracce ematiche inedite rilevate nel percorso a ritroso dalla cantina, in cui Maria Pina venne ritrovata dal marito - che diede l'allarme - fino alle scale e verso la via di fuga.

Quelle tracce, secondo Cannella, D'Orio e Alfano, potrebbero essere ascrivibili al vero assassino. A suo tempo vennero esaminate, ma il quesito richiesto al perito si era limitato a capire se fossero o meno della vittima. Non lo erano, perché il Dna aveva il cromosoma Y che dimostra come fossero necessariamente di un uomo. Ma non venne chiesto se quel sangue appartenesse a Cherubini.

(Unioneonline/D)

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