Bitti, un convegno sulla storia dell'abito tradizionale
L’appuntamento è per il 31 agosto alle 20:30L'appuntamento è per il 31 agosto alle 20.30 nella piazzetta Pittalis a Bitti. Il luogo è il Complesso Museale etnografico, un piccolo gioiello nell'arte della conservazione delle tradizioni locali, dove sabato prossimo si terrà il convegno dal titolo “Miracoli di moda tradizionale a Bitti attraverso i secoli”.
L'incontro, che segna la serata conclusiva della fortunata rassegna “Tepilora Cultour- Itinerari fuori dal tempo”, ideata e realizzata dalla Cooperativa Istelai e promossa dal Gal Nuorese Baronia con il patrocinio dell'Amministrazione comunale di Bitti, è curato da Franca Rosa Contu, ex responsabile del settore musei dell’Istituto Etnografico regionale e Antonello Carzedda, profondo conoscitore dell’abito tradizionale bittese. Nell'incontro, aperto al pubblico, si parlerà dell'evoluzione del vestiario caratteristico del luogo con un'attenzione maggiore verso l'abbigliamento dei bambini.
Bitti è il comune dove sono conservati ancora numerosi abiti tradizionali originali, questo grazie al fatto che, come spesso capitava in altri centri della Barbagia, venivano indossati comunemente fino alla metà del secolo scorso e ancora oggi li si indossa in occasioni particolari come le feste religiose.
Le ragioni che hanno spinto la Cooperativa Istelai all'organizzazione di questo evento, racconta Antonello Carzedda, sono da ricercare nel fatto che via via con il passare del tempo si rischi di perdere questo straordinario capitale etnoantropologico.
Nella conservazione dell'abito tradizionale, si tramanda la storia di una comunità - racconta Mario Sanna, consigliere comunale con delega alla cultura – uno strumento per raccontar le diverse fasi evolutive della società civile, anche attraverso la distinzione delle diverse classi sociali che a Bitti erano ben distinte. Era usanza infatti dire: “mintire sa manu in bertula” che significava letteralmente “mettere mano al portafoglio” per l'acquisto di nuovi tessuti e migliorare la moda di quei tempi.
Il terziopelo, "vrennizzatu” in lingua bittese, erano stoffe non facili da trovare poiché arrivavano dall'estero ed erano le stesse in grado di classificare lo stato sociale di chi poteva poi utilizzarle per il proprio vestiario.