A due anni e mezzo dall’evasione di Marco Raduano dal carcere di Badu ‘e Carros, è ancora attivo un presidio militare. Una sitazoine che solleva interrogativi sull’efficacia delle misure adottate finora. «Se a distanza di due anni e mezzo dalla ferita inferta all'inviolabilità del carcere nuorese da Marco Raduano è ancora necessario un presidio militare davanti a Badu e' Carros viene spontaneo chiedere quali iniziative il Ministero della Giustizia abbia messo in campo per garantire la completa autonomia gestionale da parte della Polizia penitenziaria della casa circondariale nuorese». Lo afferma, in una nota, la presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme, Maria Grazia Caligaris, facendo osservare che le "pecche" dell'istituto penitenziario, noto per essere un carcere di massima sicurezza anche con detenuti al 41bis, non sembra siano state sanate.

«L'iniziativa assunta nel 2024 dagli allora prefetto di Nuoro Dionisi e provveditore regionale Galati - prosegue Caligaris - aveva un senso per permettere di far fronte ai diversi problemi emersi nel corso di alcuni sopralluoghi nell'Istituto nella prospettiva di un progetto calibrato anche sui bisogni del personale penitenziario. Oggi, invece, apprendere che il presidio di salvaguardia continua appare come una beffa».

«Ancora di più dopo le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che per rassicurare la presidente della Regione e diversi parlamentari sulla presenza dei detenuti al 41bis a Uta ha fornito ampie garanzie sulla sicurezza, dimenticando forse che purtroppo a Nuoro è costretto a fare ricorso all'esercito». Per la presidente di Sdr è «ancora più grave la presenza dell’esercito per presidiare il Cpr di Macomer, dove non ci sono persone che hanno commesso un reato ma solo migranti che vivono in una condizione di detenzione inaccettabile».

(Unioneonline/v.f.) 

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