Tradito dalla passione per il Lotto. Riccardo Piras, uno dei presunti componenti della banda di Is Mirrionis che negli anni '90 gestiva il traffico di droga a Cagliari, era latitante dal giugno 2010. Da quando cioè la condanna all'ergastolo per duplice omicidio (nell'aprile del 1991 avrebbe ucciso, insieme a un complice, gli "olandesi", due corrieri cagliaritani per rubargli alcuni chili di droga) era passata in giudicato. I carabinieri del comando provinciale sospettavano che il cinquantanovenne fosse rimasto in città, trovando un punto d'appoggio da qualche amico (gli investigatori hanno già denunciato per favoreggiamento due persone) proprio nel quartiere di Is Mirrionis. A dicembre dello stesso anno Piras era stato bloccato prima di entrare in una ricevitoria di via Mandrolisai e giocare la solita schedina. Gli uomini della sezione catturandi del nucleo investigativo, comandati dal capitano Roberto Scalabrin, sapevano che il latitante aveva l'abitudine del Lotto. Quando è stato fermato, Piras avrebbe giocato l'ultima carta: «Non sono Riccardo Piras». I militari hanno impiegato poco a smascherarlo, riconoscendo alcuni nei e un tatuaggio particolare. Da via Mandrolisai, dopo una breve tappa nella caserma di via Nuoro, era finito nel carcere di Buoncammino per scontare l'ergastolo.

Piras, secondo le accuse, nella notte tra il 20 e 21 aprile del 1991 avrebbe ucciso insieme a Gigi Paderi (nel frattempo morto) i due "olandesi" Mariano Deidda, cuoco a Rotterdam, e Diego Porcedda, sardi emigrati in Olanda per rubare loro la droga.

LA DIFESA «Contestiamo le accuse, il processo appartiene a un periodo in cui il pentitismo è stato preso come prova assoluta». Lo aveva detto il suo avvocato, Alessandro Dedoni. «Le accuse si basano esclusivamente sulle dichiarazioni dei pentiti. Non ci sono prove oggettive. In passato avevamo ottenuto la scarcerazione su sentenza del Tribunale della libertà e l'archiviazione. Il procedimento è stato riaperto perché qualche pentito ha parlato».
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