Aveva pianificato ogni dettaglio, tutti, tranne uno. Al numero 15 di piazza San Nazaro in Brolo, austero enclave nel centralissimo Corso di Porta Romana, nel cuore di Milano, il portone d’ingresso è blindato, nel vero senso della parola. Le grate sono spesse come quelle del caveau della Banca d’Italia, le telecamere esterne come quelle di Fort Knox. Qui, però, non c’è una riserva aurea, ma ci siamo quasi. Il luogo è tanto anonimo quanto indecifrabile. Arrivarci è semplice, entrarci impossibile. Nel campanello elettronico non c’è un solo indizio, solo codici alfanumerici, che se conosci puoi entrare, altrimenti resti fuori. I documenti, però, raccontano che lì dentro i segreti oltrepassano la realtà.

I misteri & spy story

Il mondo misterioso della finanza di Mosca in terra sarda è segregato in quel palazzo grigio, nascosto in un vicolo anonimo nella città degli affari. Una vera e propria spy story con tanto di incastri societari internazionali, paradisi fiscali, intrecci spaventosi in grado di far sparire dall’altro capo del mondo ingenti capitali, patrimoni e soprattutto nomi e cognomi. Proprio tutto quello che si addice ad un magnate russo, da sempre indicato nella ristrettissima cerchia degli oligarchi più potenti di Vladimir Putin. Non è un caso che l’affabile “client service assistants”, l’assistente personale dei clienti di questo riservatissimo studio internazionale di consulenza finanziaria e fiscale, sia di madrelingua russa e ucraina e dispieghi i rapporti con i nemici anglofoni con un inglese fluente ed esperto.

Anastasia & Alisher

Anastasia li conosce tutti, ma non parla nemmeno sotto tortura. Le carte sono dispiegate in fascicoli in codice, l’accesso è vietato. Alisher Usmanov, il magnate russo, re dell’acciaio e dell’internet sovietico, uno degli oligarchi di fiducia di Putin, si fida ciecamente e affida allo studio “boutique” uno dei suoi patrimoni a cui è da sempre più legato, quello della “sua” bramatissima Sardegna. La missione è sintetica: far “sparire” il patrimonio riconducibile a quell’uomo che prima o poi finirà nel mirino delle sanzioni occidentali. È lui stesso a pensarlo e agisce di conseguenza. Di Vladimir Putin, prima e dopo l’assalto alla Crimea, conosce vita e miracoli, smanie e ambizioni. Non è dato sapersi se condivida o meno il piano dello zar di Russia di ricomporre, pezzo dopo pezzo, l’antica Unione Sovietica, sicuramente non può esprimergli alcuna perplessità, figuriamoci qualche timore. È per questo motivo che si attrezza per rendere quell’immenso patrimonio irrintracciabile e, soprattutto insequestrabile, qualora l’Occidente volesse reiterare le sanzioni post Crimea. C’è da far sparire un fiume di denari, c’è da nascondere società e patrimoni, a partire da quelli incastonati nel paradiso della Costa Smeralda, nell’ambita Isola di Sardegna. Come spesso capita ai giocatori d’azzardo, non c’è miglior luogo dove nascondere il proprio tesoro se non direttamente a casa del nemico.

Russo “americano”

Chi potrà mai pensare che Alisher Usmanov, il patriota fattosi miliardario all’ombra del potere di Vladimir Putin, scelga di “schermare” i suoi patrimoni sardi proprio nella casa del nemico, in quella terra d’America da sempre contraltare dell’antica patria di Stalin. Gioca d’azzardo l’uomo di Putin. Lo fa con un’astuzia che potrebbe spiazzare tutti, ma non le carte segrete dei Panama Papers. E’ in questo passaggio, tanto segreto quanto ingestibile, che Usmanov si dimentica di prendere in considerazione quelle 214.488 società offshore svelate dall’archivio segretissimo dell’International Consortium of Investigative Journalists. L’uomo di Putin, nonostante la sua dimestichezza in hacker e internet, non ha mai pensato che quei milioni di dati un giorno sarebbero stati, invece, decisivi per svelare i suoi patrimoni sardi nascosti nei paradisi fiscali degli Stati Uniti. Non gli è andata bene.

Ingordigia da Piano Casa

Ancora una volta, a metterlo spalle al muro, è l’ingordigia del Piano Casa, quella smania di voler ampliare a dismisura le regge smeraldine, incastonate nei prosceni più esclusivi della Costa Smeralda. Galeotto fu il cartello di inizio lavori posizionato nella via del Romazzino, eremo di lusso per regnanti e nababbi, nel cuore della fulgida intuizione turistica del Principe Karim Aga Khan. In questo caso ad eseguire i lavori è Punta Capaccia srl, una società con lo stesso nome dell’esclusivo promontorio su sui si dispiega gran parte del patrimonio nascosto dell’oligarca di Putin in terra sarda. Per rintracciare quella società bisogna necessariamente accedere al registro della Camera di Commercio di Milano. La prima società di questo puzzle di affari russi in salsa sarda è, infatti, registrata in quella piazza enclave di Milano dove ha sede lo studio “boutique” che cura l’anonimato di Alisher Usmanov negli affari sardi.

Debiti e regalini

In quei documenti ci sono dettagli che lascerebbero senza parole anche il più scafato dei finanzieri. Incredibile ma vero: la società che governa quel patrimonio da mille e una notte è in perdita secca, l’ultimo bilancio disponibile, quello del 2020, registra una perdita di ben 2 milioni e 34 mila euro. Un bagno di sangue, finanziario. Impossibile credere che dietro cotanto deficit ci sia nientemeno che il numero uno dei russi in terra sarda. A non aiutare l’identificazione, oltre al buco di bilancio, c’è un altro dettaglio che non aiuta a risalire al magnate russo. A dicembre 2021 la società del paradiso di Punta Capaccia chiede e ottiene un’agevolazione fiscale per il Covid di 1.418 euro. Come dire, ricchi sfondati, ma non si rinuncia a niente. Inutile cercare nomi e cognomi dei soci.

La via delle Bermuda

L’unico riferimento è al titolare del 100% dell’intero capitale azionario di appena 90.000 euro: Pauillac Property Limited. Un vero e proprio trust imperscrutabile, segreto e nascosto dall’altro capo di Porto Cervo. Manco dirlo, paradiso fiscale: Bermuda, Canon’s Court, Victoria street, direttamente negli Stati Uniti d’America. Tre elementi che messi insieme rendono impossibile pensare che una società di Usmanov possa essere in perdita secca, richieda i contributi post Covid allo Stato italiano e sia pure di proprietà di un trust posizionato nel cuore dei paradisi fiscali americani. Gli è andata male. I milioni di files dei Panama Papers non gli lasciano scampo: la “Pauillac Property Limited” è di Alisher Usmanov, l’oligarca russo più vicino a Vladimir Putin. I codici del trust si intrecciano con la Klaret Antibes Limited, altro fondo totalmente riconducibile all’uomo dell’acciaio sovietico. Quelle ville da sballo nel proscenio della penisola esclusiva di Punta Capaccia sono tutte sue. Se ne possono contare due intestate all’omonima società, per il resto il percorso è inverso.

Le sardo-russe

Dal trust spuntano altre tre società sardo-russe tutte riconducibili ai paradisi fiscali americani. Dalla schermatura liquefatta emergono la “Delemar” e la “Machina”, due società a responsabilità limitata, tutte occultate nel trust americano della Pauillac Property Limited. Altre ville, altri immobili, affari, titoli, quote e partecipazioni di ogni genere, comprese attività di disinfestazione e lavanderia, manutenzione e pulizia di giardini. Ultima annotazione italiana: il 16 giugno del 2021 le società registrate in Italia, con le attività in Sardegna e la proprietà nascosta negli Stati Uniti, assegnano una delega totale di poteri e firme ad un soggetto locale.

La premonizione

Quasi una decisione premonitrice, come dire, probabilmente è meglio che qualcuno si occupi direttamente di questi beni. Putin non aveva ancora dichiarato guerra all’Ucraina, ma, probabilmente, i suoi uomini, quelli più vicini, a partire da Usmanov, sapevano che era meglio prepararsi al peggio. E così è stato. In attesa delle sanzioni adottate da mezzo mondo avevano calcolato tutto, ma si erano dimenticati dei Panama Papers.

Il blitz finale

In queste ore il Comitato di sicurezza finanziaria del Ministero dell’Economia ha emesso un provvedimento, il TD 19.210, in fase di notifica. Il testo che riportiamo nella foto in basso è eloquente: sono state sottoposte a congelamento le quote riconducibili, tramite la società “Pauillac Property Limited”, a Usmanov Alisher. Ora quelle ville, quel patrimonio da favola dorata, verrà gestito direttamente dall’Agenzia del demanio che nelle prossime ore dovrebbe prenderne possesso. Il patrimonio sardo dell’uomo di Putin, pieno di debiti e nascosto nei paradisi fiscali americani, è ora alla luce del sole. Fiocchetti giallo e blu segnano le strade dei russi in terra sarda.

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