«Pensavano fossi morto e mi hanno lasciato per terra»: sono queste le parole di Filippo Meloni, trentaduenne di Gonnosfanadiga, picchiato a sangue nel suo paese, in viale Kennedy. Ha ferite alla testa: per i medici guarirà in trenta giorni. Ieri i carabinieri hanno denunciato per lesioni personali aggravate due compaesani della vittima: entrambi disoccupati, hanno 26 e 32 anni. I militari non ne hanno reso note le generalità.

Il racconto

La voce di Filippo Meloni è tremolante. Il giovane racconta da un letto dell'ospedale di San Gavino quello che gli è accaduto sabato sera: «Stavo rientrando a casa. Erano le 21.30, più o meno. Avevo voglia di fumare una sigaretta ma non avevo l'accendino, così, appena ho visto una macchina parcheggiata in una traversa di viale Kennedy, nei pressi dell'argine del rio Piras, mi sono avvicinato e ho bussato al finestrino. Come hanno abbassato il vetro ho visto una scena inequivocabile: due ragazzi stavano maneggiando della polvere bianca e nel sedile posteriore avevano addirittura due bustine. Ho capito che doveva trattarsi di cocaina». Filippo Meloni interrompe il racconto, prende tempo, poi ricomincia: «A me non interessa cosa stessero facendo, volevo solo accendermi una sigaretta».

Non si aspettava che i due reagissero con violenza. Invece, prosegue, sono scesi dalla macchina e lo hanno colpito una, due, tre volte. «Non ho capito più nulla. Mi hanno picchiato a sangue con un bastone. Hanno smesso solo quando sono caduto al suolo». Dopo il pestaggio, sarebbero andati via. «Li ho sentiti dire che secondo loro ero morto», aggiunge.

I soccorsi

«Per mia fortuna, dopo un po', sono passati due conoscenti che mi hanno soccorso». Subito dopo l'arrivo dei soccorritori il trentaduenne racconta di essere svenuto e di non ricordare più nulla. Tranne una cosa: «Uno dei due che mi hanno picchiato sono sicuro di averlo identificato». Chi è? «Mi spiace, questa informazione è riservata ai carabinieri». Intenzione confermata su Facebook: «Farò nomi e cognomi - ha scritto - e chi deve pagare pagherà». Le sue informazioni, confermano i militari, sono state decisive per le indagini. A casa dei due presunti aggressori sono state sequestrate modeste quantità di hascisc e marijuana: per loro scatta così anche la segnalazione alla Prefettura quale assuntori.

Vuoti di memoria

Meloni fatica a ricostruire le ultime ore della serata di sabato. La sua memoria ha molti momenti di buio. Ha trovato nel suo cellulare la chiamata al 118, fatta alle 22.04. Ricorda di qualcuno che gli ha pulito il volto dal sangue e dei carabinieri che gli facevano domande: «Non li ho chiamati io», precisa. In effetti i militari hanno avviato le indagini dopo aver ricevuto il referto medico: procedura automatica, vista l'entità della prognosi.

Meloni è provato: lo aspettano una seconda Tac e vari accertamenti per scongiurare ulteriori traumi. «Sono stanco, non riesco a dire altro», dice. «Solo, non pensavo che a Gonnosfanadiga potesse succedere una cosa del genere, tanto meno vicino a casa mia, in un quartiere che è sempre stato tranquillo».

Johanne Cesarano

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