Suleyman "Sulley" Sambou, 24enne attaccante della Gioventù Sportiva Samassi (Prima categoria di calcio) è ancora degente all'ospedale Marino di Cagliari, dopo esser rimasto intossicato dal monossido di carbonio sprigionato da un braciere il 27 novembre scorso nella casa di Samatzai.

Ha rischiato di morire e ora è fuori pericolo, ma dovrà seguire una lunga terapia, e dal letto d'ospedale racconta il suo dramma e conta i giorni per tornare alla vita di prima: "Voglio tornare presto a lavorare e giocare a calcio, la mia passione fin da quando ero in Senegal. A Samassi, nella mia squadra, ho trovato una famiglia".

Una vita scandita dal lavoro come bracciante nei campi e dagli allenamenti con la maglie della Gioventù Samassi, per cui ha già segnato sette reti. E il calcio è sempre stato il sogno di Suleyman, fin da quando bambino guardava con ammirazione a George Weah, campione del "suo" Milan.

Dopo aver lasciato il Senegal e la propria famiglia, Suleyman è arrivato in Italia nel 2014, dopo un viaggio sui barconi dalla Libia insieme ad altri migranti. La prima tappa è stata la Sicilia, quindi Milano, Roma e infine la Sardegna, e in particolare Samatzai, dove vive insieme ad altri ragazzi del Ghana e del Mali.

Dell'intossicazione ricorda solo il forte malessere, la richiesta d'aiuto ai coinquilini e poi la caduta sulle braci messe accanto al letto per scaldarsi. Da lì il trasporto in ospedale, il coma, il risveglio e la voglia di tornare presto a giocare.
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