L’invasione delle centrali elettriche sta interessando una vasta porzione del territorio di Guspini, da sempre dedito all’agricoltura e allevamento con ottimi risultati economici. L’area di Neapolis in particolare mostra e conserva importanti testimonianze di archeologia romana, cartaginese e bizantina del passato, oggi potenti ruspe vorrebbero scavare chilometri di trincee per far passare cavidotti per il trasporto di energia elettrica prodotta nei campi dediti all’agricoltura.
Laura Cadeddu, 56 anni geologa, promotrice di un comitato di residenti per la difesa delle campagne dice: «Per ottenere un’azione più efficace si è costituito un gruppo per cercare di coinvolgere anche agricoltori, allevatori, proprietari di agriturismi e altre attività correlate. È importante coinvolgere le innumerevoli associazioni diffuse nel territorio affinché siano informate e possano dare un contributo al successo della rivendicazione di un luogo simbolo e identitario della comunità locale, ma, per estensione, rappresenta un problema ormai comune all'intera Regione, con un gran numero di località coinvolte».

Antonio Giovanni Lampis, 50 anni avvocato: «Il fondamento delle rivendicazioni a difesa del nostro territorio riguarda proprio la nostra identità di popolo. Nella teoria dello Stato, un Paese è fatto di tre elementi, legati inscindibilmente uno all’altro: popolo, territorio e sovranità. Senza controllo del territorio non c’è popolo. Senza controllo del territorio non c’è sovranità. Senza controllo del popolo c’è solo servitù. E questa vicenda potrebbe costituire l’innesco per completare un processo di definizione dell’identità del popolo sardo che non si è mai completato. Le miniere erano degli altri. Le coste sono state colonizzate dagli altri. Il territorio dell’interno se li stanno prendendo gli altri. La nostra possibilità di spostarci da e per la Sardegna dipende dagli altri. Qui c’è in ballo un passaggio storico: bisognerà capire se i Sardi esistono davvero come popolo o se siamo solo abitanti della stessa Isola».

«Parliamo sempre di servitù militari, ma l’asservimento del nostro territorio è totale ed è dappertutto. Ci stanno portando via la terra – prosegue Lampis - E noi, che non abbiamo la corretta prospettiva storica perché questi avvenimenti stanno accadendo qui e ora, non ci rendiamo conto che si tratta di un esproprio come quello subito in passato da altri popoli prima di noi. Il potere è ingordo e un territorio vergine come quello della Sardegna, un territorio libero e aperto che non ha eguali in Europa, fa gola a chi è alla ricerca di spazi per investire, occupare, sperimentare».

Senza controllo del territorio c’è solo servitù: «In Sardegna – continua l’avvocato guspinese - fino ad oggi, nulla è stato protetto e nulla è stato valorizzato. Siamo la Regione al mondo con la più alta concentrazione di siti monumentali. La battaglia di oggi, contro l’occupazione del territorio da parte delle multinazionali dell’energia, deve diventare la battaglia di domani: non solo difesa ma valorizzazione di un territorio unico per lingua identità cultura tradizione: un autentico giacimento a cielo aperto che può costituire fonte di ricchezza per tutti, salvo che lo regaliamo a chi vuole farne una semplice, banale, volgare piattaforma logistica per il traffico di energia», conclude Lampis.
 

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