Silvia Medda e il padre Alfredo dovranno rimboccarsi le maniche e fare da soli, nella raccolta estiva dei frutti del loro ficodindieto, a Serrenti.

L’appello lanciato dalla ragazza, una laurea triennale in Agraria all’Università di Sassari (che presto sarà quinquennale), volto "alla ricerca di un mezzadro per la raccolta", è andato a vuoto.

"Nessuno ha risposto e alla raccolta dovremo provvedere io e mio padre", conferma la giovane, innamorata dell’agricoltura e del fico d’india in particolare che, da semplice passione familiare, diventa sempre più un lavoro.

"Cercasi mezzadro per raccolta fichi d'india in agro di Serrenti, munito di furgoncino, che prenda seriamente l'impegno da metà agosto ad ottobre", questo l'annuncio con cui ha cercato di catturare l’interesse di qualche compaesano, e trascinarlo nell’avventura de sa figu morisca.

"Cerchiamo aiuto per la raccolta: un lavoro impegnativo e particolare, da fare con molta attenzione: per non rovinare il prodotto - dice la ragazza - ma alla richiesta non ha risposto per ora nessuno".

Silvia e il padre Alfredo, dipendente di un Ente regionale, hanno stimato la quantità e il periodo di raccolta: "60 quintali circa da cogliere una volta alla settimana, da agosto ad ottobre".

A poca distanza dalla Statale 131, al chilometro 36, si possono ammirare i filari ordinati del ficodindieto e nell’azienda è ospitato anche il capannone per il confezionamento.

"Per la raccolta usiamo un coltellino attaccato a un’asta e una sorta di pinza per afferrare il frutto, che poi sistemiamo in cassette di plastica su cui stendiamo un foglio di carta riciclata, morbida, che si adatta alla forma del fico d’india".

La vendita è svolta nel mercato all’ingrosso e nei mercatini paesani che, con l’operazione mezzadro (munito di furgoncino), doveva allargarsi ad altre parti della Sardegna.
© Riproduzione riservata