Lei, Daniela Melis, 41 anni, di Arbus gli ha regalato un rene. Lui, Roberto Pani (41), è tornato a vivere. Moglie e marito protagonisti di una storia d'amore. Daniela non vorrebbe parlarne, lo fa solo per incoraggiare altri a seguire il suo esempio, a non pensarci due volte: "Non si può lasciar soffrire la persona che ti sta accanto. Che condivide con te gioie e dolori. Inutile cercare spiegazioni. È la forza dell'amore che vince su ogni cosa". Roberto non nasconde la commozione: "Dentro di me c'è una parte di lei. Un regalo che non ha prezzo".

IL TRAPIANTO - Roberto vive ad Arbus, con la moglie e la figlia Angelica. Panettiere da una vita, 4 anni fa è stato licenziato. Senza lavoro e malato di insufficienza renale, non si è perso d'animo. Incoraggiato dalla moglie ha aperto un panificio, una piccola bottega per la rivendita del pane cotto nel forno a legna. Quando tutto sembrava andasse per il meglio, la svolta drammatica: la malattia è peggiorata. È arrivato il punto in cui era necessario pensare al trapianto, il prima possibile. La moglie, quando ha saputo che poteva evitargli l'attesa, da un paio di anni a un massimo di 9, per un organo necessario a guarirlo, si è battuta per donargli uno dei suoi reni. Da una settimana, Roberto è tornato a casa. I controlli periodici dicono che tutto fila liscio.

IL RACCONTO - "Mi sono ammalato - spiega - 27 anni fa. Con le cure sono riuscito a tenere sotto controllo l'insufficienza renale. L'anno scorso le cose si son messe male. I valori sono esplosi e non è stato possibile frenarli. Ho iniziato il calvario della dialisi, una vita quotidiana fatta di dipendenza".

In una delle tante visite al Brotzu, il primario di Chirurgia urologica, Mauro Frongia, ha spiegato che l'unica possibilità di azzerare la lunga lista d'attesa per avere l'organo era trovare un donatore vivente. "Mia moglie non gli ha dato neppure il tempo di aggiungere altro: 'qual è il problema? Ci sono io. Fatemi gli esami, vediamo se sono compatibile'. Ero contrario. Alla fine ha vinto lei".

Un iter durato quasi quattro mesi. Il 25 marzo il trapianto. "Sotto la regia di bravi medici, come i professori Mauro Frongia e Gianbenedetto Piredda, tutto è andato bene. Un grazie a tutti".

LA DONATRICE - "Ho pregato la Madonna - ricorda - e il miracolo c'è stato. Anche per me è andato tutto per il meglio. Nessuna complicazione. Non è la prima volta che mi ritrovo in un letto d'ospedale. Questa volta per mia scelta. Sono felice di averlo fatto per lui. Di avergli regalato un nuova vita senza la malattia. Lo so, ci aspettano sacrifici. Bisogna riaprire il panificio. Senza lavoro non si campa. Insieme ce la faremo".

Per tutti una lezione di vita da conservare con gelosia.

Santina Ravì

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