Il socio denuncia l'imprenditore che fino a qualche mese fa gestiva il bar “Rita Boi”

La gestione della tabaccheria e pure dei giochi Lotto e Sisal in poco più di sei mesi aveva fruttato decine di migliaia di euro. Quei soldi sarebbero dovuti finire nelle mani del titolare della rivendita e poi nelle casse dei Monopoli di Stato e delle agenzie statali che gestiscono le scommesse su schedina. Invece, il gestore della tabaccheria interna al frequentatissimo bar “Rita Boi” di piazza Maxia avrebbe fatto sparire i soldi. A nulla sono servite le richieste telefoniche, neppure le lettere dell'avvocato. Così è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica per appropriazione indebita e truffa aggravata.

Luciano Carta, conosciutissimo imprenditore nel settore del caffé con la storica azienda “La tazza d'oro”, si è rivolto a un penalista che ha presentato una dettagliata denuncia-querela in cui vengono ricostruiti i fatti addebitati a Fabrizio Aresu, 38 anni, cagliaritano, il genero della storica titolare del bar di piazzetta Maxia, Rita Boi.

Luciano Carta è socio-amministratore di una ditta che lavora con le rivendite di tabacchi e le ricevitorie del Lotto. Una di queste si trova all'interno del bar “Rita Boi” di piazzetta Maxia. Nel gennaio dello scorso anno Carta aveva siglato un contratto di associazione in partecipazione attraverso il quale Aresu gestiva la tabaccheria. L'accordo, stando alla denuncia di Carta, era semplice: Aresu riscuoteva le quote derivanti dalla vendita dei tabacchi e dalle giocate e poi provvedeva personalmente a versare i soldi ai monopoli di Stato mentre per le giocate del Lotto e della Sisal consegnava le somme a Carta che poi provvedeva a versare alle due agenzie. In luglio, dopo solo sette mesi di gestione, Aresu aveva gettato la spugna: fine della gestione della tabaccheria, fine del contratto.

A quel punto Luciano Carta aveva ripreso in mano la contabilità della rivendita e soltanto allora aveva scoperto che dalle casse mancavano soldi, molti soldi: il buco era di decine di migliaia di euro. Carta aveva telefonato immediatamente a Fabrizio Aresu che non si era negato, anzi, lo aveva rassicurato: avrebbe presto ripianato il debito. Gli aveva pure consegnato due assegni bancari che, però, erano risultati scoperti. Nel timore di perdere i soldi e di essere comunque costretto a versare le quote ai Monopoli, al Lotto e alla Sisal, Carta si era rivolto a un avvocato civilista che, attraverso una raccomandata, aveva formalmente chiesto la restituzione del debito. Ma quella missiva non aveva avuto un seguito.

Così il titolare della Tazza d'oro ha cambiato strategia: è andato nello studio di un penalista e da lì è partita la denuncia per appropriazione indebita e truffa aggravata.
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