Un'officina meccanica di precisione all'interno di una sorta di capannone al numero 110 del viale Monastir, di fronte al distributore di carburante attiguo all'hotel Sardegna. I fratelli Sergio e Francesco Magro l'hanno ereditata dal padre. Lavorano insieme ad alcuni dipendenti, da anni, senza problemi. I clienti non mancano, la ditta è ben avviata. Solo che, all'improvviso, qualche mese fa, è diventato davvero difficile utilizzare i torni con i quali lavorano i pezzi di metallo: come vengono collegati alla rete elettrica i macchinari si bruciano. E non basta, all'interno del capannone si verificherebbero pure fenomeni di elettromagnetismo: oggetti di peso, anche di diversi chili, si muovono con grande pericolo per chi lavora nell'officina.

Sembra una storia fantastica, buona per un filmetto sui fenomeni paranormali, invece è tutto vero. Al punto che la Procura della Repubblica, vinto lo scetticismo iniziale, ha aperto un'inchiesta: da un lato si stanno verificando le condizioni di sicurezza dei lavoratori all'interno dell'officina, dall'altro si stanno valutando i possibili reati ambientali legati all'esistenza di campi elettromagnetici nei dintorni dell'officina dei fratelli Magro. I quali, è bene sottolinearlo, sono le vittime degli strani, pericolosi e dannosi fenomeni e pure dei reati che eventualmente fossero accertati. Dal fitto riserbo che circonda l'indagine filtra soltanto una notizia: un filmato documenterebbe il volo e la successiva caduta degli oggetti pesanti. È stato proprio il filmato a convincere i magistrati ad aprire un fascicolo e ordinare alla polizia giudiziaria i primi accertamenti.

I fenomeni di elettromagnetismo sarebbero cominciati nello scorso mese di marzo ma, nonostante alcuni esperti abbiano già fatto diverse verifiche dalle parti di viale Monastir, non è stato ancora individuato niente che possa giustificare episodi di quel tipo.

Ma neanche sul fronte di quelli che a prima vista sembrerebbero sbalzi di tensione ci sono certezze. Un consulente tecnico d'ufficio è al lavoro per conto del Tribunale civile: il suo compito è quello di dare una spiegazione scientifica a quanto succede da molti mesi all'interno dell'officina di viale Monastir. Ancora però non si conosce l'esito della relazione che sarà depositata nella cancelleria del giudice alla fine del mese di giugno.

La causa è stata intentata dai fratelli Magro: attraverso l'avvocato Irene Madeddu hanno avviato un procedimento cautelare contro l'Enel. Il fatto oggettivo di non poter utilizzare i macchinari adibiti alla tornitura degli oggetti di metallo crea un danno enorme all'azienda. Di lì la causa civile come strumento per accertare il motivo per cui i macchinari si bruciano tutte le volte che vengono collegati alla rete Enel. La società per l'energia elettrica da parte sua non è stata a guardare e, per tutelare le sue ragioni, ha nominato l'avvocato Luigi Concas.

Non è chiaro, invece, come la Procura della Repubblica sia arrivata ad aprire un fascicolo per reati ambientali e questioni legate alle norme in materia di sicurezza sul lavoro: sul punto il riserbo è massimo. Anche in questo caso, comunque, la questione è nelle mani dei consulenti tecnici che, a quanto è dato sapere, non sono per il momento riusciti a risolvere il giallo.

MARIA FRANCESCA CHIAPPE
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