Cinquecento focolai in più nel solo volgere di una settimana, altre 30mila pecore contagiate e 25mila capi morti. Il virus della Lingua blu corre veloce in tutta l'Isola, trasportato allegramente dall'insetto vettore ringalluzzito dal clima caldo e umido di questo autunno. «Tra settembre e metà ottobre dovremmo aver raggiunto il picco dell'epidemia, almeno questo è ciò che ci aspettiamo a tener conto dei dati delle serie storiche», è la speranza dell'assessore all'Agricoltura Gianfranco Satta.

Intanto, per quel che si riesce – quando gli allevatori lo permettono – si continua a vaccinare gli animali, mentre l'altro ieri in Consiglio regionale si è votato all'unanimità un ordine del giorno (però, al momento, vale come un appunto sull'agenda) che richiama la necessità di aumentare ristori e indennizzi agli allevatori che hanno subito danni (senza farli aspettare anni per vedere i soldi), nonché la necessità di rimpolpare l'organico dei veterinari impegnati nell'emergenza, talmente pochi e oberati di lavoro da rischiare l'esaurimento.

Intanto la mappa dell'Istituto Zooprofilattico della Sardegna, aggiornata a ieri sul numero e l'ubicazione dei focolai (cioè delle aziende colpite), evidenzia il dilagare verso sud del sierotipo 8 del virus, fino a una settimana fa presente nel nord-est dell'Isola e tra Ottana e Ghilarza; mentre il sierotipo 3 (per il quale ancora non c'è il vaccino), diffuso in tutto il sud della regione, sta facendo il percorso contrario risalendo verso il centro-nord. Nel mezzo l'Oristanese e il Medio Campidano dove sta succedendo ciò che si temeva, ovvero il diffondersi del sierotipo 8 che, ha spiegato una fonte, «se dovesse raggiungere l'area di Cagliari farebbe una strage».

Nel frattempo gli allevatori raccontano il loro dramma quotidiano: «Ogni mattina contiamo i capi morti». E lanciano un appello: «Sosteneteci».

Nel video, dall'edizione delle 13.30 del TG di Videolina di oggi, le parole di Michela Dessì, imprenditrice agricola di Arbus.

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