Legittima difesa, è polemica In Sardegna 50mila armi
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"Ci sono troppe armi in giro, è ora di dire basta". Monsignor Antonello Mura, vescovo di Lanusei si sfogò così durante l'omelia alla messa funebre dei fratelli arzanesi Andrea e Roberto Caddori, uccisi il 10 agosto dello scorso anno da un ottantatreenne che durante una lite tirò fuori una pistola e li freddò.
Un delitto nemmeno lontanamente associabile a una legittima difesa ma l'affermazione fece riflettere. Soprattutto perché secondo una ricerca di Eurispes, in provincia di Nuoro uno su dieci ha un'arma.
Un dato che non ha riscontro nei numeri ufficiali forniti dalla questura barbaricina, secondo cui di armi in regola nel territorio ce ne sono poco meno di 6 mila (in un'area di 212 mila residenti) tra fucili da caccia, uso professionale e sportivo. Le armi da difesa personale regolarmente detenute invece sono molte di meno: 79. In provincia di Cagliari sono 119, nel Sassarese (Gallura compresa) circa il doppio, nell'Oristanese su 9500 armi complessive quelle per difesa personale sono una su cento.
CINQUECENTO LICENZE - Circa cinquecento persone nell'Isola hanno chiesto e ottenuto a questure e prefetture di potersi armare per proteggersi da eventuali aggressioni. Sono avvocati, gioiellieri, rappresentanti di preziosi, benzinai, professionisti, appartenenti alle forze dell'ordine. Che hanno dimostrato di avere i requisiti e il bisogno di ottenerle.
I permessi valgono per cinque o sei anni a seconda dei casi e possono essere o non essere rinnovati. Poi ci sono le licenze ai cacciatori - circa 46 mila in Sardegna - che possono avere anche più armi, i permessi alle guardie giurate, a chi fa tiro al volo, le autorizzazioni per il possesso d'arma corta, di bastone animato o fucile per difesa personale.
Si stima che nell'Isola circolino oltre 50 mila armi legali, gran parte delle quali utilizzate per attività venatorie o ottenute in dotazione per scopi professionali.
LA NUOVA LEGITTIMA DIFESA - Sono tutti i possessori di armi legali ad essere interessati alle nuove regole sulla legittima difesa approvate alla Camera e in attesa dell'esame da parte del Senato. Modificando due articoli del codice penale (il 52 e il 59), la proposta di legge stabilisce che per la vittima di un'aggressione, la reazione anche armata è considerata legittima quando si verifica di notte, con violenza sulle persone o sulle cose e se ci si trova in situazioni di pericolo attuale per la vita, per l'integrità fisica, per la libertà personale o sessuale. E stabilisce anche che nel caso in cui chi ha esercitato la legittima difesa sia stato indagato ma venga assolto tutte le spese processuali saranno a carico dello Stato.
Considerate le reazioni, soprattutto quella di Matteo Renzi che ne ha chiesto la modifica, è possibile che al Senato il diritto a difendersi venga esteso anche alle ore diurne, sempre in casi molto particolari.
Ciò indurrà i sardi ad armarsi di più? Impossibile, data la severità con cui vengono concesse le licenze e la facilità con la quale possono essere revocate. E dato che resta fermo il principio cardine del nostro ordinamento che stabilisce che l'esercizio della forza è riservato alle forze di sicurezza. Altrimenti si rischia di avvicinarsi ai poco invidiabili Stati Uniti dove il numero di omicidi è dieci volte superiore a quello dell'Italia e dove il possesso di armi non ha inciso sul senso di insicurezza dei cittadini. Anzi, lo ha incrementato.
QUATTRO SU DIECI SPAREREBBERO - Vero è - come certifica un'indagine Eurispes - che il 41,3% degli italiani, sardi compresi, dichiara che "probabilmente" userebbe un'arma in una situazione di pericolo e il 22% la utilizzerebbe "sicuramente". E che tra gli italiani è diffusa la tendenza all'assoluzione e alla comprensione di chi ha sparato per difendersi, come è accaduto per il ristoratore che un mese fa ha ucciso un ladro o per il meccanico che lo scorso anno freddò un uomo che era entrato nel giardino della sua villa.
Non a caso alla domanda di Eurispes se siano da incriminare i cittadini «per aver reagito durante un furto in casa/nel proprio negozio sparando e ferendo o uccidendo gli aggressori», il 42,7% del campione risponde che "non dovevano essere incriminati" e il 48,5% è del parere che "devono essere incriminati nei casi in cui la reazione non sia commisurata al pericolo". Dati su cui riflettere.
Fabio Manca