Per 100 che percepiscono la pensione, ci sono appena 79 lavoratori che versano i contributi per pagargliele. Succede nell’Oristanese, che entra nella top ten (nono posto) delle province che pesano maggiormente sulle casse del sistema previdenziale nazionale. Sul podio ci sono tre territori calabresi: a Reggio e Catanzaro ci sono appena 67 buste paga ogni 100 pensionati, segue Crotone con 72. 

Numeri che devono preoccupare. Per l’attuale situazione, visto che gli scarsi numeri del sud portano a 1,11 il rapporto nazionale tra lavoratori e pensionati. E soprattutto in prospettiva: la popolazione invecchia, il tasso di natalità è ai minimi storici e non si intravedono inversioni di tendenza, quello di occupazione non è molto più vitale.  Significa una cosa: nell’immediato futuro potrebbero non esserci abbastanza “soggetti attivi” a pagare le pensioni di chi ha concluso il proprio ciclo lavorativo. 

Bisogna sfatare un falso mito: le trattenute e le tasse versate da ognuno non servono per garantire il proprio successivo  trattamento pensionistico (salvo che non si tratti di fondi integrativi), ma per foraggiare quello attuale. Effetto del sistema "a ripartizione” attualmente in vigore. 

Certo, l’Inps non bada alla distribuzione territoriale. Ma  a guardare i numeri, è chiaro un punto: gli occupati del nord pagano le pensioni del sud: in 39 province il numero di pensionati supera quello degli occupati. 

E la Sardegna sta nel mezzo. C’è il caso quasi estremo di Oristano. Poi Nuoro, con 82 occupati ogni 100 pensionati. A Sassari la tendenza si inverte: lavorano in 102 (sempre ogni 100 pensionati), mentre in provincia di  Cagliari il rapporto è 103 a 100. Meglio della media nazionale, ma molto al di sotto dei territori più “operosi” (anche se incide anche l’anzianità della popolazione): a Bolzano lavorano in 162 per garantire 100 pensioni, a Prato 148, a Trento 147. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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