In Sardegna è disabile (più o meno grave) il 7 per cento della popolazione, ben più del 5 per cento costituito dalla media nazionale, e questo ne fa la regione italiana più colpita assieme all’Umbria.

E, ovviamente, il tasso di disabilità cresce con l’aumentare dell’età, cosa in cui nella terra dei centenari riesce piuttosto bene, ma anche qui le percentuali sono a sfavore dell’Isola: tra gli over 75 ha una disabilità il 25,9 per cento della popolazione, dunque più di un abitante su quattro, mentre la media nazionale parla di meno di uno su cinque: il 19,2 per cento.

Le cifre del secondo “Report disabilità in Sardegna” curato dall’istituto di formazione Ierfop, con il contributo della Fondazione di Sardegna, ha tinte piuttosto fosche.

«Soprattutto perché il record non è soltanto sulla popolazione anziana», sospira Roberto Pili, presidente di Ierfop, «ma anche su quella giovanile: la percentuale di disabilità tra gli alunni è pari al quattro, cioè tra le più alte in Italia. E all’interno di questo gruppo, il 95% soffre di disabilità intellettive».

Che cosa non funziona, da noi? Bachisio Zolo, direttore di Ierfop, parla di «istituzioni non all’altezza della sfida portata dalla disabilità: basti pensare che otto insegnanti di sostegno su dieci non hanno alcuna qualifica per svolgere questa funzione».

E aggiunge che «la Regione deve fare assai di più per combattere il fenomeno, anche perché il disabile soprattutto giovane che vive in piccole comunità ha scarsissime possibilità di integrarsi, e l’integrazione fa crescere anche le capacità».

Abbiamo sentito in queste videointerviste il presidente e il direttore dello Ierfop, Roberto Pili e Bachisio Zolo.

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