In Sardegna, nel 2022, sono stati annullati 64 matrimoni celebrati in chiesa. 

Il motivo? Nella stragrande maggioranza dei casi la motivazione risiede nell’incapacità, da parte dello sposo o della sposa, di «esprimere un valido consenso». 

Il Codice di Diritto canonico (can. 1095, 2) prevede infatti che le nozze celebrate con rito cattolico sia nulle qualora sia accertata «l’incapacità consensuale anche quando il nubente (uno degli sposi) manchi gravemente di discrezione di giudizio circa i diritti e i doveri matrimoniali reciproci».

Ma, a fronte di un 84% di annullamenti ex canone 1095, lo scorso anno, nell’Isola, si sono registrati anche annullamenti (il 14%) in base al canone 1101, quello che prevede che il matrimonio sia dichiarato sciolto in caso di simulazione. Questo tipo di causa, viene segnalato, è però «in decremento». 

I dati sono stati snocciolati dalle autorità ecclesiastiche ieri, nel corso del Dies iudicialis ovvero, la presentazione - nell'aula magna del seminario arcivescovile di Cagliari - delle attività dei tribunali ecclesiastici.

Per quanto riguarda i tempi di analisi dei vari casi, in Sardegna, in media, tra l'introduzione della causa con richiesta di annullamento e la sua definizione, passano 16 mesi. C'è ancora una causa pendente da oltre due anni, ma la sentenza arriverà tra poche settimane. Il record di velocità riguarda invece una causa presentata lo scorso dicembre e definita con sentenza a febbraio: poco più di due mesi.

Nel 2022 sono state presentate alle autorità ecclesiastiche 81 cause. Svetta nella classifica la diocesi di Cagliari con 49 casi (60%). Seguono 10 (12%) di Tempio-Ampurias; 9 (11%) di Sassari; 6 (5%) di Oristano; 4 (3%) di Ales-Terralba; 2 (1,5%) di Ozieri; 1 (0,8%) di Iglesias; nessuna di Alghero-Bosa.

Il Dies iudicalis, ha spiegato l'Arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, «è l’occasione per verificare lo stato di realizzazione in Italia, in Sardegna e a Cagliari, dell'indagine pregiudiziale voluta proprio dal Santo Padre. Anche nella nostra diocesi questo servizio, che non a caso porta lo stesso nome dell'esortazione apostolica, sta muovendo i suoi primi passi, e ha come obiettivo quello di accompagnare le coppie in condizioni di fragilità, per avviare con loro un percorso che sia di piena integrazione. Ciò significa - conclude Baturi - che il momento giudiziale acquista la sua importanza solo all'interno di una pastorale familiare integrata, in grado di sostenere le famiglie nello sviluppo di tutte le loro sue dimensioni».

(Unioneonline/l.f.)

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