Il piccolo mondo di Giuseppe visto dall'alto di 135 centimetri
Storia di un ragazzo costretto «a fare la vita dell'uomo-ragno» «Le battutacce sui nani? Sono il frutto dell'ignoranza. DAL NOSTRO INVIATO PAOLO PAOLINIPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
GUSPINI Al Sant'Elia, in curva nord, annegava nel gorgo degli striscioni rossoblù. Centotrentacinque centimetri - certificati dalla carta d'identità - di tifo pallonaro oscurati da bandiere sventolanti. Giuseppe Pusceddu è stato un ultrà della corrente sconvolts prima, furioso poi: «Il calcio è la mia vita».
A trentacinque anni si dichiara «momentaneamente disoccupato, solo qualche serata extra nei bar». La serenità racconta di non averla mai perduta, neppure davanti ai sorrisini rivelatori, alle battute taglienti: «Certi atteggiamenti possono darmi fastidio, ma non mi sono mai vergognato della statura».
Quando ha saputo che non sarebbe cresciuto?
«I miei genitori sono stati informati subito, io l'ho capito a rate durante i primi anni di scuola. Avevo la testa più grande degli altri, ero diverso. Ho smesso di crescere intorno ai dodici anni».
I problemi di tutti i giorni?
«Mi devo arrampicare anche per prendere lo zucchero, in un certo senso sono un super eroe: faccio la vita dell'uomo ragno».
Battutacce?
« Eeeh . Più d'uno ha rischiato di prendere schiaffi in quantità industriale dai miei amici. Ai bambini non rispondo neppure, agli adulti sì, anche se penso che tutto sommato lo facciano solo per ignoranza».
Sport?
«Calcio, naturalmente. Gioco da venticinque anni, l'apice l'ho raggiunto in terza categoria. Sono una forza della natura».
Le colpe della canzone di De André?
«Nessuna, e comunque non attribuisco importanza a queste scemenze».
L'amore?
«Non mi tocca, mi sfiora».
In che senso?
«Non trovo l'anima gemella. Nel frattempo meglio scapolo che male accompagnato».
Dall'era craxiana in poi l'espressione "nani e ballerine" ha acquisito un'accezione negativa.
«Credo che la politica non c'entri, molta responsabilità ce l'ha l'ignoranza».
Un nano famoso che le è antipatico?
«Il ministro Brunetta».
Uno simpatico?
«Danny de Vito, Pupo e Giancarlo Magalli».
Biancaneve e i sette nani è una fiaba consolatoria?
«È solo bella».
Pentito di essere andato in tv per la sua altezza?
«Volevo essere lì e ci sono riuscito. Peccato che abbiano tagliato selvaggiamente la puntata di Ciao Darwin: abbiamo registrato sette ore e mezza ma ne sono andate in onda solo due. Ho visto dal vivo madre natura, una bellissima ragazza cubana alta alta, me ne basterebbe metà. Volevo fare la foto con lei ma purtroppo l'hanno portata via».
Vorrebbe sfondare in tv?
«Mi piacerebbe lavorarci. Avere davanti una telecamera mi genera molta adrenalina, ma non così tanta da perdere il controllo».
Un sinonimo di nano politicamente corretto?
«E che ne so. Comunque non mi offendo, a trentacinque anni sarei pazzo».
Cosa detesta?
«Le bugie».
Nei sogni che altezza ha?
«Un metro e trentacinque centimetri. Però sono fortissimo, gioco in serie A e faccio vincere lo scudetto al Cagliari».
E poi?
«Ho tanta, tanta roba. Belle donne, soprattutto».
Quante le si avvicinano con curiosità?
«Per nove estati ho lavorato a Cannigione. Molte erano curiose di ogni dettaglio, ci siamo capiti?»
Qualcuna si è innamorata?
«No, solo sesso».
Un aspetto positivo della bassa statura?
«Non l'ho ancora trovato».
Una frase che l'ha resa felice?
«Non parole, ma l'affetto degli amici, che mi considerano una persona buona e semplice, come tutte le altre. Nessuno mi ha mai fatto pesare la statura».
Cosa le manca?
«A parte il lavoro fisso?»
Sì.
«I soldi. Ma per ora va bene così».
Pregiudizi dei datori di lavoro?
«Mai. Soprattutto le donne per le quali ho lavorato: sono state splendide».
Se avesse potuto decidere la sua altezza?
«Un metro e sessanta. Almeno lo zucchero l'avrei potuto prendere senza difficoltà».
ppaolini@unionesarda.it