I vitigni autoctoni per riscoprire la storia, le tradizioni e anche la grande biodiversità vitivinicola italiana. In un eccezionale mix sensoriale che nasce da produzioni spesso presenti solo ed esclusivamente in determinate regioni, e a dimostrazione che ogni territorio ha una propria specificità enologica che merita di essere raccontata e conosciuta.

Parola di Andrea Pala, l’unico enologo sardo che segue direttamente il processo di produzione di vini realizzati da vitigni autoctoni di diverse regione: Sardegna, Marche, Campania, Calabria e Lazio. «Preservare, riscoprire e valorizzare i vitigni autoctoni di una regione – afferma Pala, che nel 2021 è stato eletto il miglior giovane enologo in Italia – significa preservare la storia e l’identità di un territorio e anche delle comunità che ci vivono».

La Sardegna, da questo punto di vista, è uno scrigno ricco di gioielli enologici capaci di regalare vini emozionanti, spesso con produzioni limitate che ne arricchiscono il valore sul mercato e ne assicurano una riconoscibilità unica nei concorsi nazionali e internazionali. Cagnulari, Caricagiola, Muristellu, Moscato Bianco e Arvisonadu: sono questi i vitigni autoctoni sardi dai quali Andrea Pala cerca di trarre nel suo lavoro di consulente in cantina il massimo risultato, con vini che raccontano secoli di storia.

Tra questi, un posto speciale merita l’Arvisionadu, un rarissimo vitigno autoctono la cui diffusione è limitata in un fazzoletto di terra di circa 20/25 ettari, nella regione storica del Goceano, tra i comuni di Benetutti e Bono. Un vero unicum perché è la stessa scienza a dire che per questo straordinario vitigno non è stata trovata nessuna corrispondenza genetica. Preservare questo vitigno a bacca bianca significa mantenersi fedeli a un codice genetico enologico della Sardegna, esattamente come si fa per i centenari dell’Isola.

Le prime citazioni del vitigno risalgono già al 1780, ma la sua origine si perde nei millenni e il suo nome è sicuramente di origine latina. Anche per questo Pala ha deciso di puntare il più possibile su un processo di produzione che fosse il più naturale possibile, con una vendemmia fatta a mano e coltivazione biologica. Oggi l’Arvisionadu è uno dei vini sardi più ricercati a livello nazionale e internazionale, con gli esperti del settore che negli ultimi anni ne hanno decretato l’eccellenza.

E se l’Isola, dunque, non teme il confronto con le altre regioni, secondo Pala è di fondamentale importanza anche la conoscenza degli altri vitigni autoctoni italiani, 600 le specie in tutto, ciascuno portatore di un patrimonio enologico che non ha confronti con nessun altro Paese al mondo: dalla Malvasia Nera e il Greco Nero della Calabria fino al Falangina e Greco della Campania, passando per la Vernaccia Nera e Garofanata delle Marche fino ad arrivare al Bellone e Grechetto del Lazio.

(Unioneonline/v.l.)

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