Dedicato a quelli che… parlare in sardo "è gaggio". A quelli che sono nati vicino a casa tua e quasi ti deridono: "Scusa, non ti capisco. Noi, in famiglia, solo l'italiano...".

A quelli che toccano terra a Fiumicino per mezz'ora e sembrano romani de Roma . A quelli che sono nati a Sant'Arennera (Cagliari, zona Sant'Avendrace) o, come me, ai confini di Funtan'e Ortus (Quartu, zona Sacro Cuore) e non capiscono nemmeno se qualcuno ti urla "Oh stontonau!".

E dedicato anche a tutti quelli che non hanno avuto la fortuna di apprendere a casa o giocando per strada i suoni e le sfumature della nostra splendida lingua, personalizzata sotto ogni campanile.

In Sardegna si continuano a promuovere conferenze sui massimi sistemi, ma il sardo resta lontano dai nostri discorsi, figuriamoci da quelli dei nostri figli o nipoti. Forse è anche un problema di comunicazione. Io mi sono (ri)emozionato nel riascoltare alla radio lo spot che accompagna la promozione di una bontà del Made in Italy, il prosciutto.

Testualmente: "Sei di Parma se nei campi non c'è la brina, ma la galabrusa". Ecco il punto. Sei di Cagliari, di Villacidro, di Muravera, di Oristano, di Nuoro, di Bosa, di Tempio, di Olmedo se per te nei campi non c'è la brina, ma? E non barate, per favore. Non andate su Google, non chiedetelo al nonno. O sei o non sei. E non è solo per colpa tua. Dedicato a te.
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