Sindacati e lavoratori sul piede di guerra dopo la rottura dei negoziati con Federdistribuzione per il rinnovo del contratto nazionale del lavoro, scaduto dal 2019. Aveva fatto ben sperare l’accordo raggiunto la scorsa settimana con Confcommercio e Confesercenti. Ma per la Distribuzione Moderna Organizzata non sono arrivate buone notizie. L’accordo sfumato – a ridosso delle festività pasquali – ha portato alla proclamazione dello sciopero nazionale per sabato 30 marzo e «la mancata disponibilità al lavoro per i giorni del 31 marzo e 1 aprile per tutti i lavoratori operanti nelle aziende del comparto dell’intero territorio della Regione Sardegna», come annunciato dalle segreterie sarde delle sigle coinvolte.

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs in un comunicato hanno sottolineato che «oltre a manifestare tutta la nostra contrarietà per il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, daremo visibilità alla vertenza attraverso un presidio davanti alla Prefettura di Cagliari il 30 marzo dalle 10 alle 12».

«Vogliamo ancora una volta ribadire – continua la nota –  il diritto di godimento delle festività Pasquali. Ai sensi dei vigenti CCNL, la mancata prestazione lavorativa del 31 marzo e 1 aprile va configurata come feste santificate e senza alcuna detrazione retributiva. Nei giorni sopra citati le eventuali sostituzioni dei lavoratori assenti con personale esterno, lavoratori somministrati e/o stage formativi, saranno da noi perseguiti ai sensi della Legge 300 del 1970 quali azioni di resistenza allo sciopero e/o condotta antisindacale».

I sindacati hanno fatto sapere anche che l’associazione imprenditoriale, dopo una trattativa «snervante» e a distanza di 51 mesi dalla sottoscrizione del ccnl di settore ha manifestato una resistenza alla firma di nuovi accordi sindacali. «Già in occasione della scorsa tornata negoziale, la sottoscrizione del CCNL DMO, avvenuta il 19 dicembre 2018, giunse dopo ben 45 mesi dalla firma del CCNL TDS Confcommercio (intervenuta il 30 marzo 2015). Tale ritardo si tradusse in una perdita secca per le lavoratrici ed i lavoratori della Distribuzione moderna organizzata dell’ordine di svariate migliaia di euro in termini di minor massa salariale percepita nell’arco di vigenza contrattuale rispetto ai loro colleghi che, pur svolgendo le stesse mansioni ed operando nel medesimo ambito settoriale, si videro corrispondere trattamenti economici più significativi».

(Unioneonline/v.f.)

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