Il colpo più grosso è stato probabilmente messo a segno a Olbia qualche mese fa: una pensionata (spaventata e minacciata) avrebbe consegnato circa 50mila euro di gioielli a due personaggi che le avevano raccontato la storia di un figlio in carcere e bisognoso di aiuto.

Uno schema di raggiro che sta mietendo vittima in tutta l’Isola. Nel luglio scorso, il personale del Commissariato di Olbia ha arrestato il giovane campano Daniele Pelluso, che, secondo il pm, dopo avere tentato di derubare una pensionata cagliaritana, stava cercando di imbarcarsi su un traghetto.

I Carabinieri (Compagnia di Mogoro e Reparto Territoriale di Olbia), sempre nel porto dell’Isola Bianca, venerdì scorso hanno arrestato Marco Sasso e Claudio Clemente, entrambi di Maddaloni, accusati di avere raggirato una pensionata di 90 anni a Mogoro con la truffa “del carabiniere”. Alla vittima è stato detto che se non avesse trovato subito del contante il nipote sarebbe stato rovinato. Sasso e Clemente, secondo la Procura di Oristano, sarebbero i finti carabinieri che hanno preso 2500 euro alla pensionata.

Gli episodi simili sono centinaia. Lo dicono le indagini in corso in Sardegna, che si intrecciano a quelle aperte in Campania e nel Lazio dagli investigatori della Squadra di Roma e Napoli.

Nel Casertano e a Napoli sarebbero attive le “centrali” di una organizzazione che avrebbe messo insieme dati e informazioni su centinaia di anziani.

Le vittime sarebbero state intervistate dai “telefonisti” della banda con finti sondaggi commerciali (elettricità e utente di telefonia mobile),  per la raccolta dei dati (soprattutto sulla composizione dei nuclei familiari). Dopo la fase della raccolta delle informazioni, i pensionati vengono contattati e spaventati: «Suo figlio è in carcere, servono i soldi per aiutarlo».

Stando alle indagini in corso in Campania, i telefonisti avrebbero a disposizione addirittura un manuale per imparare come dialogare con gli anziani. Una volta convinta, la vittima apre la porta per consegnare soldi o gioielli ai componenti della banda che agiscono in Sardegna, incaricati di finalizzare il raggiro. Si tratta di persone che avrebbero un percentuale minima sulla refurtiva e che vengono sottoposte a un rigido controllo, anche con minacce e aggressioni. 

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