«Mi prendo le mie responsabilità, ma non ero ubriaco»: è una delle frasi che ieri pomeriggio, il giovane olbiese Fabio Petta, arrestato per omicidio stradale, ha rivolto al gip Elisabetta Carta.

Il ragazzo, 24 anni, è accusato di avere provocato la morte dell'ingegnere olbiese Vito Spartà, investito e ucciso dalla Polo di Petta, lungo la strada che collega Olbia a Pittulongu.

L'incidente è avvenuto nella tarda serata di mercoledì, all'altezza del sito del Pozzo Sacro. Ieri pomeriggio, Petta, assistito dall'avvocato Giampaolo Murrighile, ha risposto a tutte le domande che gli sono state rivolte.

Ha raccontato di essersi recato a Olbia insieme a due amici per acquistare delle pizze. Il giovane sostiene di avere bevuto due birre a digiuno. L'incidente è avvenuto mentre Petta rientrava a Pittolungu. Il ragazzo ha detto: «Sono stato abbagliato dai fari e poi ho sentito un boato».

La deposizione è stata a tratti drammatica.

Per Petta, accusato di avere, in stato di ebbrezza, invaso la carreggiata, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Il pm Roberta Guido aveva chiesto il carcere.
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