Dopo numerose segnalazioni da parte di cittadini, che in spiaggia si sono visti sottrarre il proprio pranzo dai cinghiali ibridi, il Parco nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena corre ai ripari.

“L’introduzione ‘clandestina’ dell’ibrido di cinghiale – viene spiegato in una nota - è avvenuta, a partire dagli anni Ottanta, attraverso la liberazione di alcuni esemplari nell’isola di Caprera, importati forse a scopo venatorio e/o zootecnico. Per questo, l’ibrido di cinghiale attualmente presente sull’isola deve essere considerato una specie aliena e come tale deve essere gestita”.

La popolazione è poi cresciuta in modo esponenziale non solo per la spiccata adattabilità a condizioni ecologiche varie e al suo ampio spettro alimentare ma anche per l’assenza di predatori naturali e ora il territorio non riesce più a sopportare i grandi numeri.

“Gli ibridi – sottolinea ancora il Parco - sono considerati specie aliena con tendenza all’invasività, causano numerosi ed evidenti squilibri ecologici negli habitat di quasi tutto il territorio del Parco con danni alla vegetazione, alla rinnovazione naturale di molte specie arboree e arbustive e di numerose geofite tra cui le orchidee endemiche, all’erpetofauna endemica e all’avifauna nidificante a terra”.

“Il cinghiale e i suoi ibridi con il maiale domestico (Wild pig), secondo l’IUCN, sono una delle prime cento specie tra animali e vegetali più invasive al mondo. Risulta chiaro quindi che il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, in un’ottica della conservazione e salvaguardia della biodiversità, debba necessariamente predisporre azioni di controllo efficaci nella gestione delle specie aliene e/o problematiche come per l’appunto la sempre più numerosa popolazione dei ‘Wild pig’ ovvero degli ibridi di cinghiale x maiale domestico”.

Dopo un lungo iter di approvazione da parte di tutti gli Enti competenti, il Consiglio direttivo del Parco ha adottato in via definitiva il Piano di Eradicazione del Cinghiale x maiale che avrà durata quinquennale e si svolgerà attraverso la sinergia delle tecniche di cattura e dell’abbattimento a distanza al fine di salvaguardare la biodiversità del Parco e conservare le specie selvatiche autoctone.

(Unioneonline/s.s.)

Il "furto" del pranzo a Caprera

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