La genetica? Fino a un certo punto: alla fine, la longevità è una questione di stile di vita. È quanto emerso ieri, in buona sostanza, dal talk “Okinawa e la Sardegna: così lontane, così vicine”, il dibattito al centro della seconda edizione del Longevity Fest andato in scena a Porto Cervo.

Dopo il successo della prima edizione, il progetto ideato e prodotto dal regista Pietro Mereu ha concesso il bis sviluppato e coordinato dal Consorzio Costa Smeralda e dalla divisione Agrifood e Marketing Territoriale del Cipnes, nell’ambito di una nuova tappa del programma di marketing regionale “Insula – Sardinia Quality World”. E lo ha fatto con un approfondimento che ha avuto come tema portante l’analisi antropologica e culturale della longevità mettendo a confronto due tra le più importanti “blue zone” del mondo: la Sardegna, che, secondo i dati Istat, vanta 677 centenari (e di questi il 75 per cento sono donne) e l’isola di Okinawa.

Con Mereu, nella Piazzetta della Marina, ne hanno parlato il fondatore della blue zone Gianni Pes, Craig Wilcox, gerontologo e massimo esperto della longevità dell’isola di Okinawa, e il medico e ricercatore della blue zone Giovanni Scapagnini. A moderare l’incontro la giornalista Eleonora Cozzella, che come prima mossa ha introdotto l’ideatore del Longevity Fest, il suo concittadino di Lanusei Mereu. «Sono molto contento di questa edizione: se l’anno scorso il festival era dedicato solo alla Sardegna, quest’anno sarà incentrato sull’incontro tra Okinawa e la nostra Isola», ha spiegato il regista prima di lasciare spazio all’estratto del documentario sull’isola di Okinawa “Kentannos”.

A seguire, il professor Pes, che dopo aver ricordato la scoperta e la nascita della zona blu in Sardegna, localizzata in particolare tra Ogliastra e Barbagia, e la nascita nel 2016 di un osservatorio, ha specificato: “Ci sono quattro zone blu ufficiali compresa la nostra: Icaria, un’isola greca, una zona della Costa Rica, la penisola di Nicoya, e Okinawa”. Quanto alle ragioni della longevità sarda, Pes ha aggiunto: «Più dei fattori genetici, che influiscono dal 6 al 10 per cento, conta di più il fattore ambientale, attività fisica, dieta, i rapporti sociali, tutti fattori su cui possiamo agire non tanto per vivere a lungo ma per vivere meglio». In Sardegna la novità «è una modifica della geografia della longevità», ha concluso il medico gallurese, docente dell’Università di Sassari. «Alcuni comuni che non erano longevi vent’anni fa pare lo siano diventati adesso, come Teulada ma anche Arzachena, qui in Gallura».

Dunque Scapagnini. «Io mi occupo di nutrizione e dieta, aspetti su cui concentrarsi perché sono trasmissibili con una certa facilità», è la premessa. «Altrettanto importante sono l’attività fisica, che non si riferisce allo sport, che per certi versi accelera i processi di invecchiamento, ma all’attività fisica intesa come non sedentarietà nei ritmi della natura, e le relazioni sociali: uno studio ha stabilito che la qualità delle amicizie e del matrimonio sono variabili che impattano sull’invecchiamento cerebrale». Tenendo alla larga o limitando il cosiddetto stress negativo.

L’alimentazione, però, è fondamentale. «In comune le zone blu hanno che alla base di un buon invecchiamento c’è una dieta che si basa su poche calorie», svela Scapagnini. «Inoltre, meglio aggiungere cose che fanno bene, che è più importante che togliere quelle nocive. Ok i grassi buoni, come gli Omega 3». Acidi grassi polinsaturi essenziali, molto utili per prevenire le malattie cardiovascolari e alcune malattie infiammatorie. «Li troviamo nel pesce, che gli Omega 3 non lo producono, ma lo mangiano dalle alghe, nei maiali bradi e negli ovini e, dunque, nei formaggi». Nei vegetali, nei semi e in parte nella frutta secca, mandorle, pistacchi, noci e nocciole. «Sono grassi che mediano alla base i processi infiammatori che sono responsabili dell’invecchiamento», si congeda il medico.

Intanto in piazzetta arriva Valeria Satta, assessore regionale all’Agricoltura. E prende la parola Wilcox, alla prima volta assoluta in Sardegna. «L’unico gene positivo alla base della longevità si chiama Fox O», ha esordito l’esperto canadese. «Ma questo gene – ha aggiunto – può essere attivato con lo stile di vita, perché i geni lavorano in collaborazione con l’ambiente». Con un gene fortificato non si muore, ad esempio, di malattia cardiovascolare, che resta a tutt’oggi la principale causa di mortalità.

Poi, alla domanda di Eleonora Cozzella «cos’ha in comune Okinawa con la Sardegna», il genetista americano risponde a favore di pubblico: “Le belle donne”. Poi, facendosi un po’ più serio, ha spiegato: «Sono due isole dal clima temperato, un fattore che aiuta a limitare i dolori articolari. Ma più di tutto – ha concluso Wilcox – può una dieta sana: bene i legumi, e l’equilibrio nell’introdurre nel corpo una quantità equilibrata di vegetali e di carni, e quando è il caso anche il pesce».

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