«Sentiamo la necessità di chiarire un aspetto che, dalle dichiarazioni riportate testualmente e rilasciate all’epoca e a caldo da Gaetano Pedroni, potrebbero generare l’equivoca convinzione, per le valutazioni di carattere storico, che le organizzazioni sindacali, rappresentate allora dagli scriventi, abbiano accordato una firma per la chiusura dell’Arsenale. Questa responsabilità è appartenuta unicamente al Ministero Difesa che con atti chiari e inequivocabili ha dichiarato non più utile per le finalità militari lo storico Ente avviando così le procedure di dismissione».

Scrivono così Gaetano Pedroni, Lorenzo De Rosa, Claudio Paddeu e Giuseppe Chelo, riferendosi all’articolo pubblicato lo scorso 23 marzo, sulla ricollocazione dei dipendenti civili della struttura e la sua successiva chiusura, dal titolo: La Maddalena,15 anni fa l’inizio della fine dell’Arsenale Militare.

«Come organizzazioni sindacali subimmo quella decisione che fece innescare le conseguenti iniziative unitarie di lotta a tutela del personale dipendente, per il quale, dapprima, l’amministrazione proponeva una ricollocazione del 50% su scala nazionale, che si concluse invece, a seguito di un’estenuante trattativa, con la ricollocazione di tutto il personale, presso gli altri enti residuali dello stesso Ministero Difesa in ambito locale, attraverso un accordo firmato tra le parti». Dunque precisano ancora gli ex sindacalisti di Cisl, Uil e Flp, «nessuna firma fu apposta da parte delle organizzazioni sindacali per la chiusura dell’Arsenale». Questo, nell’articolo in questione, non era scritto sicuramente ma gli scriventi ritengono che debba essere precisato. E concludono l’intervento con l’amara considerazione che pensavano, nel 2008, che «quel sacrificio avrebbe contribuito a dare speranza di un futuro lavorativo per i giovani isolani e non solo. Invece non è servito a niente, in 15 anni nemmeno un posto di lavoro con una struttura che sta andando in malora».

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