Il video è stato inviato a centinaia di persone, forse migliaia. In Sardegna e in alcune grandi città della Penisola. Forse qualcuno ha anche chiesto del denaro per farlo avere a chi voleva a tutti i costi guardare quelle immagini porno con i protagonisti riconoscibili.

Le immagini

Il passaparola ha fatto il resto, per mesi (tra la fine del 2022 e la primavera di quest’anno) tantissime persone hanno visto quelle immagini che ritraggono una donna (circa 40 anni) di un centro gallurese, poco lontano da Olbia, nel corso di un rapporto sessuale con un giovane (anche lui sarebbe gallurese). Diversi minuti di filmato che, per ragioni ancora tutte da chiarire, sono diventati di dominio pubblico con conseguenze disastrose. A quanto pare, chi ha diffuso il contenuto sessualmente esplicito era a conoscenza del fatto che si tratta di una relazione extraconiugale, quindi la circolazione del materiale era accompagnata dalla consapevolezza dei suoi effetti.

ll video “dell’impiegata”

La vicenda è ora al centro di una indagine del pm distrettuale (Procura di Cagliari) competente per tutta l’Isola in materia di reati informatici. I reati ipotizzati sono diversi e non si parla soltanto della gravissima ipotesi del revenge porn (sino a sei anni di reclusione per la diffusione di video o foto dal contenuto sessualmente esplicito). Infatti, stando a quanto sta emergendo dalle indagini, il video era nella memoria dello smartphone della donna, o del giovane che era insieme a lei, e nessuno dei due lo ha mai fatto circolare. Quindi si ipotizza una violazione del sistema di sicurezza dei telefonini con acquisizione indebita dei dati. L’aspetto grave è che il video ha girato a Olbia migliaia di volte, per poi arrivare nei centri vicini ed essere quindi inviato a tantissimi smartphone con una denominazione che ha reso ancora più identificabili le vittime, in particolare la donna. Infatti la trasmissione era accompagnata da commenti o altre frasi che contenevano l’indicazione della professione della signora, del tipo “ecco, ti mando il porno dell’impiegata sarda” (il lavoro reale della vittima è un altro). Una situazione disastrosa che continua a causare danni pesanti.

Il furto di dati

Resta da capire la ragione del “furto” dei dati dai telefoni. Una delle ipotesi, ancora tutta da verificare, è che uno degli smartphone nella cui memoria era il video, sia stato consegnato a una terza persona per ragioni professionali. Una riparazione, la trasmissione di dati o il trasferimento di contenuti in un altro dispositivo. Qualcuno potrebbe avere sbirciato nella galleria del telefono e nelle cartelle, trovando il materiale hard e scaricandolo. Se così fosse, si tratterebbe di una violazione gravissima della privacy delle vittime. Le indagini sono coperte da riserbo e non viene fornito alcun dettaglio sui risultato degli accertamenti. Un fatto è sicuro, tante persone hanno fatto circolare il video e la trasmissione del materiale ha lasciato delle tracce che sono la prova dei reati ipotizzati. La vita della donna che compare nel filmato e che non ha mai autorizzato la circolazione delle immagini, è pesantemente condizionata ancora oggi dalla vicenda. Uno dei familiari della vittima ha gravi problemi di salute. Il legale della donna, il penalista Angelo Merlini, contattato nei giorni scorsi, non ha voluto parlare del caso.

Andrea Busia

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