La Corte di Cassazione ha chiuso il caso dei finanziatori “sardi” della jihad in Siria, sono definitive le condanne per Mustafa Chadad e Haj Osman Abdulkarim (cinque anni e sei mesi) e per l’impresario Anwar Daadooue (sette anni), tutti siriani

I primi due sono stati accompagnati nel carcere di Bancali, mentre Anwar Daadooue è latitante da tempo.

La vicenda è quella dei finanziamenti raccolti in Sardegna e trasferiti nelle casse dell’organizzazione radicale sunnita (secondo il pm affiliata all’Isis) Jabhat al Nusra. Confermato l’impianto della decisione della Corte d’Assise, che nel giugno del 2021 aveva accolto la tesi del sostituto della Dda di Cagliari, Danilo Tronci. 

Daadoue è ritenuto l’anima e il coordinatore della rete gallurese di finanziamento della formazione terroristica. I soldi, stando alla tesi della Digos di Sassari, erano destinati a una sorta di ufficio di rappresentanza aperto nella città siriana di Raqqa, sino all’ottobre del 2017 capitale del Califfato nero. Anwar Daadoue, 50 anni, era titolare di imprese edili che per anni hanno operato in cantieri pubblici e privati, anche con soci di Olbia.

Daaodue ha realizzato opere nell’ex arsenale di La Maddalena, all’interno dell’aeroporto Costa Smeralda e del Mater Olbia e nel Sassarese (Stintino e un centro commerciale).

I difensori (Angelo Merlini, Donatella Corronciu) hanno sempre sostenuto che Daaodue (latitante dopo la fuga da un carcere danese) non è un terrorista, ma un oppositore del dittatore Assad.

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