Grande folla questa mattina ad Arzachena per i funerali di Giovanni Fresi, l’orafo 58enne ucciso a bastonate dal figlio Michele.

La cerimonia nella chiesa Tempio Nuovo.

«Un padre che ha tenuto sempre stretta, fino all’ultimo, la mano di suo figlio»: don Mauro Moretti, parroco di Arzachena, nella sua predica ha voluto ricordare così Giovanni Fresi.

È la giornata del dolore e del lutto cittadino nel centro gallurese per l’ultimo saluto a un padre che ha pagato con la vita la presenza assidua nella vita di un figlio difficile che non è riuscito a salvare e dal quale non è riuscito a salvarsi.

Il parroco - accompagnato nella celebrazioni da diversi sacerdoti del territorio - ha fatto riferimento anche alla comunità e alle risorse necessarie nella fede per proteggersi dal male.

In prima fila il padre di Giovanni Fresu, Michele, anziano e visibilmente provato, la sorella, la compagna Anna Maria Cudoni che alla fine è salita sull’altare per un commosso ricordo.

LA TRAGEDIA – I fatti risalgono alla notte del 28 dicembre, quando dopo una serata di follia tra un locale e l'altro di Arzachena, caratterizzata da abuso di alcol e droghe, acidi in particolare, il giovane ha colpito alla testa con una mazza di legno il padre, chiamato per cercare di placare gli scatti d'ira del figlio che si stava aggirando per la via principale del paese in stato confusionale e armato di bastone.

Prima di compiere l'omicidio, Michele Fresi aveva aggredito una ragazza di 24 anni con cui stava trascorrendo la serata rompendole la mandibola e ferito anche due Carabinieri arrivati sul posto per arrestarlo.

Il giovane si trova ora richiuso nel carcere di Bancali a Sassari.

Sul fronte delle indagini, domani nell'abitazione di Michele Fresi in via Ruzittu verranno effettuati i sopralluoghi disposti dalla Procura di Tempio.

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