Due anni di reclusione, con pena sospesa.

E’ la pena inflitta dal giudice del Tribunale di Tempio Pausania, Camilla Tesi, alla proprietaria della casa dove, il 18 novembre 2013, trovò la morte un’intera famiglia – i Passoni – annegata in seguito all'esondazione del Rio San Giovanni e del Rio Bucchilagu, in località Mori, ad Arzachena.

Secondo quanto accertato dalle indagini, l’abitazione dove la famiglia – papà Isael e mamma Mara Cleide, coetanei di 42 anni, e i due figli Weriston, 20 anni e Laine Kellen, 16 anni, originari del Brasile, ma residenti in Gallura – rimase intrappolata senza trovare scampo non aveva infatti l’abitabilità.

A dare la notizia della condanna è la Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in materia di risarcimento danni e responsabilità civile, che tramite Marco Serra, legale della sede sassarese, ha assistito i parenti delle vittime nella causa.

"L'abitazione di proprietà della signora condannata – spiega una nota di Giesse - si trova nelle campagne alla periferia del paese, a ridosso della SS 125, e vi si accede proprio dalla statale attraverso una stradina sterrata. È composta da un pian terreno, un primo piano e un'ampia taverna interrata alla quale si giunge attraverso una rampa. La famiglia Passoni abitava proprio quest'ultima, l'aveva resa accogliente, c'era la cucina, il bagno, la lavanderia e una grande stanza centrale con il camino divisa in due da una parete scorrevole che separava la zona giorno dalla zona notte. La proprietaria l'aveva concessa loro a titolo gratuito in cambio di qualche lavoretto di giardinaggio dato che Isael faceva appunto il giardiniere”.

“Dal fascicolo degli atti penali – proseguono i legali della famiglia Passoni – risulta che, in seguito ai sopralluoghi effettuati e grazie alla ricostruzione degli eventi eseguita attraverso diverse testimonianze, quella notte la famiglia si trovava tutta in taverna e probabilmente si erano accorti di un principio di allagamento perché molti dei loro oggetti personali sono stati trovati riposti in valige e borse, come si fossero preparati per abbandonare l'abitazione. L'ondata d'acqua però li ha evidentemente sorpresi entrando con una velocità e violenza tale da bloccare l'uscita e non lasciar loro vie di scampo, anche perché, sebbene l'interrato sia collegato al piano superiore tramite una scalinata, la porta di accesso a quest'ultima era chiusa a chiave dall'interno dell'abitazione. Gli atti penali – prosegono i legali – evidenziano anche che ‘la taverna non era adibita ad abitazione non avendo l'abitabilità proprio perché non idonea, nonostante fosse di buona fattura, ampia e obiettivamente dignitosa, ad ottenere la concessione edilizia per uso abitativo’".

"È stata una lunga battaglia, ma siamo soddisfatti del risultato ottenuto - commenta Marco Serra della sede Giesse di Sassari - grazie al lavoro di tutto il team dei nostri professionisti abbiamo smontato tutti i tentativi della difesa dell'imputata di dimostrare che alla luce della nuova normativa regionale del 18 gennaio 2021 l'abitazione avrebbe potuto ottenere l'abitabilità”.

(Unioneonline/l.f.)

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