Fideuram, dieci condanne:otto anni a Carboni e Pirastu
E' arrivata stamattina l'attesa sentenza di primo grado per il processo Ranno-Fideuram dopo 3 anni di udienze. Le condanne più pesanti sono a carico dell'ex assessore regionale ai Trasporti Marco Carboni e l'ex assessore all'Industria Andrea PirastuPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Si conclude con dieci condanne, due assoluzioni e tre prescrizioni il processo di primo grado per gli imputati del processo Fideuram. Le pene più pesanti sono a carico dell'ex assessore regionale ai Trasporti Marco Carboni e l'ex assessore all'Industria Andrea Pirastu condannati a 8 anni ciascuno. Sette anni per l'ex commissario dell'Isola Carlo Boi, sei anni e otto mesi per l'ex presidente dell'Arst Giorgio Asunis, cinque anni e sei mesi per l'ex presidente di Coopfin Luigi Medardi, cinque anni per l'ex presidente dell'Arst Francesco Masia e Adriano Confalone. Condannati a 4 anni l'ex commissario straordinario dell'Emsa Franco Martucci, l'imprenditore Francesco Soldati e l'ex presidente della Coopfin Gonario Gianoglio. Assolte invece la madre e la sorella di Gabriella Ranno, Elisabetta e Elsa Girolama Confalone. Per i tre regional manager di Fideuram Pierre Paul Vacca, Renato Sala e Fabrizio Contri è intervenuta la prescirzione del reato. Per il sedicesimo imputato, l’artigiano Agostino Cannas è stata disposta l’estinzione del reato e della pena per morte del reo. Il Pm ha poi chiesto al Tribunale la restituzione degli atti relativi alla deposizione dell'ex consigliere regionale Giorgio Corona per valutare se procedere per il reato di falsa testimonianza.
TEMPI TROPPO LUNGHI - Comunque vada potranno chiedere il risarcimento. Tutti. Assolti e condannati. Sì, perché sono stati abbondantemente superati i sei anni che per la Corte di giustizia europea sono la durata massima di un processo equo, a far data dal via alle indagini fino alla sentenza definitiva. I conti sono presto fatti: l'inchiesta sullo scandalo sullo scandalo Ranno-Fideuram che ha coinvolto alcuni importanti enti regionali è stata avviata nel febbraio 2003. Sette anni e mezzo dopo. Si arriva alla conclusione. Troppo tardi. Senza dimenticare che nel frattempo molti reati si sono prescritti e che si tratta di fatti antecedenti il 2006, dunque ricadono tutti nel condono di tre anni concesso dall'ultimo indulto. E poteva andare peggio: se fosse passata la legge sul processo breve di cui si discuteva qualche mese fa sarebbe finito tutto, così, semplicemente.
RITMI SERRATI - Eppure il dibattimento ha rispettato un ruolino di marcia che raramente si vede, una media di un'udienza alla settimana per tre anni, con un collegio formato ad hoc in un momento di grave carenza di organici. Si è andati avanti nonostante il concomitante impegno in Corte d'assise del presidente Claudio Gatti, il giudice a latere Cristina Ornano intanto continuava a lavorare al monocratico mentre il suo collega Giuseppe Pintori presiedeva la prima sezione. Se i giudici fossero stati destinati solo al caso Fideuram (ipotesi difficilmente realizzabile viste le forze in campo) si sarebbero potute fare anche due o tre udienze alla settimana. Invece ognuno di loro ha dovuto pensare pure a tutto il resto e sobbarcarsi da 4 a 6 udienze alla settimana, più le motivazioni delle sentenze del monocratico e della Corte e le ordinanze del riesame.
Insomma, è un mezzo miracolo se in poco meno di tre anni si è arrivati alla fine. Basta dare uno sguardo ai numeri: 120 faldoni, 60.000 documenti, 9.000 pagine di verbali, 235 testimoni, 46 capi d'imputazione confluiti in 95 udienze con 16 imputati, 5 parti civili, 2 responsabili civili, 21 avvocati. Numeri per nulla usuali al palazzo di giustizia di Cagliari, come inusuale è una testimonianza che si protrae per 14 udienze: Gabriella Ranno, la ex promotrice finanziaria al centro dello scandalo per il quale ha patteggiato 4 anni, ha risposto alle domande dei giudici, del pubblico ministero e degli avvocati per un tempo infinito. Basterebbe solo questo per descrivere la complessità di un dibattimento nervoso in cui è successo di tutto, perfino le minacce di un imputato denunciate dalla principale teste d'accusa per le quali pende un procedimento davanti al giudice per le indagini preliminari.
LE RICHIESTE DI CONDANNA - Le richieste di condanna sollecitate dal pubblico ministero per peculato, concussione, associazione a delinquere, riciclaggio, falso, turbativa d'asta, truffa, sollecitate dal pubblico ministero erano molto severe: dieci anni per Andrea Pirastu, l'ex assessore all'Industria a lungo legato alla Ranno, per l'ex presidente dell'Arst Giorgio Asunis e per l'ex assessore regionale ai Trasporti Marco Carboni; otto per l'ex commissario dell'Isola Carlo Boi e l'ex presidente dell'Arst Francesco Masia; sei per l'ex presidente di Coopfin Luigi Medardi; 5 anni per l'imprenditore Francesco Soldati; quattro per l'ex presidente della Coopfin Gonario Gianoglio, l'ex commissario straordinario dell'Emsa Franco Martucci, la sorella e il cugino della Ranno, Elsa Girolama e Adriano Confalone; tre anni e sei mesi per la madre della Ranno Elisabetta Confalone; tre per i regional manager Fideuram Pierre Paul Vacca e Renato Sala.