Purtroppo la notizia della scomparsa di Fabio Maria Crivelli, storico direttore del nostro giornale, non è giunta inattesa. Si sapeva che stava male. Da qualche tempo gli anni si erano fatti progressivamente più pesanti. Ne avrebbe compiuto 89 fra qualche mese, a gennaio. L'ultimo tratto della sua vita ha avuto il segno della fatica e del dolore. Eppure apprenderla è stato un colpo durissimo per tutti noi de "L'Unione Sarda". Soprattutto per quelli che più a lungo e da vicino hanno avuto il privilegio di esserne allievi.

Tentare adesso di scrivere poche righe sul collega, il maestro, l'amico che ci ha lasciati è di sicuro un azzardo. Il sentito, doveroso omaggio rischia di essere travolto dalla tempesta emotiva. La commozione è troppo forte per sperare nel minimo di lucidità necessario a ricordare degnamente Fabio Maria Crivelli, a richiamarne - con quelle umane - le eccezionali doti professionali. Ed è quasi impossibile trovare, nel sofferto addio, parole adeguate che ancora una volta esprimano profonda stima e affetto sincero. Per tutta la categoria è stato - e resterà, nel ricordo collettivo - un alto punto di riferimento. Decine di giornalisti hanno imparato da lui l'amore, il rispetto e la dedizione per un mestiere tanto coinvolgente quanto difficile. Come il figlio Massimo, nostro stimato collega, al quale va - assieme a tutti i familiari - un forte, fraterno abbraccio.

Il doloroso evento ha fatto scattare la sequenza dei ricordi e il flashback composto da mille e mille frammenti di memoria si è fatto stimolo di intima sofferenza. Un lunghissimo rapporto si è trasferito nel passato. Ed è triste, molto triste. Anche se ciò che sta ormai alle spalle è di una ricchezza davvero preziosa. Non ci saranno più neanche le telefonate e i biglietti augurali che sapevano mantenere vivo il rapporto amichevole da quando Crivelli aveva lasciato definitivamente il giornale e affidato a una villetta di Sinnai la propria estraneità ai vuoti riti sociali e il proprio amore per la natura. Certo, resteranno, incorrotti, i sentimenti maturati e consolidati in oltre mezzo secolo. Ma non sarà la stessa cosa.

Quando nel 1954 ho conosciuto Fabio Maria Crivelli ero poco più che ventenne. A lui - appena arrivato al vertice del giornale - mancavano pochi giorni ai trentatrè anni. Nel quadro del radicale rinnovamento sostenuto da rilevanti e illuminati investimenti e con meditata decisione, gli editori - la famiglia Sorcinelli - l'avevano chiamato per imprimere al quotidiano una svolta di qualità, per farlo uscire dalla gabbia del provincialismo. Giornalista giovane ma di esperienza già robusta e matura, orgoglioso di essere nato a Capodistria, si era fatto romano anche umanamente nella redazione di importanti giornali. Nel parlare, del romanesco aveva inflessioni e accenti. Invece la sua scrittura, sempre di grande sostanza, formalmente proponeva un italiano di assoluto e spontaneo nitore che sapeva coinvolgere i lettori di ogni livello.

La dimostrazione che si era visto bene nell' affidare a Fabio Maria Crivelli la direzione del giornale non tardò ad arrivare. Da subito, grazie al suo appassionato e generoso impegno esaltato dalla lucida ed esperta professionalità, l'autorevolezza e la diffusione del giornale hanno cominciato a crescere. Un successo progressivo per il quale Crivelli, nei tanti anni di direzione, ha impegnato se stesso e le migliori energie di redattori e collaboratori vecchi e nuovi. Una svolta totale sostenute anche da importanti migliorie tecniche e strutturali. Informazione più ampia e puntuale da ogni angolo della Sardegna e da tutto il mondo. In particolare, servizi, inchieste, commenti e rubriche sulla realtà isolana e sui suoi problemi sociali. Spazi aperti alla cultura, meditato interesse per ogni forma d'arte e di spettacolo, sincera attenzione anche per i nuovi talenti dell'Isola. Davvero un grande salto di qualità. Così "L'Unione Sarda" ha cominciato a superare, uno dopo l'altro, gli scalini delle classifiche nazionali sui giornali più importanti e a essere non soltanto il più antico quotidiano della Sardegna, ma anche il più diffuso.

Fabio Maria Crivelli non è stato soltanto un giornalista di grande valore e un direttore di raro prestigio. Il suo profilo non si esaurisce nelle qualità professionali, nella straordinaria capacità - manifestata in pratica sino all'ultimo negli editoriali sempre accolti con vastissimo consenso - di scrivere articoli esemplari per chiarezza ed efficacia. C'è anche il coraggio con cui affrontava - schierandosi dalla parte dei lettori - le battaglie con il potere. Fabio Maria Crivelli era uomo di profonda e solida cultura. Leggeva molto. Affidava intellettuali interessi alla saggistica e personali curiosità alla narrativa e alla poesia. Amava in particolare il teatro di prosa per il quale aveva anche scritto testi interessanti. Lo attirava la conoscenza del mondo, era pronto a mettersi in viaggio appena il lavoro lo consentiva.

La direzione di Fabio Maria Crivelli è durata un quarto di secolo. Prima ventitrè anni, fra il 1954 e il 1977. Poi altri due, dal 1986. La si potrebbe addirittura legare a un record nazionale. Basterebbe eliminare dall'ipotetica classifica le "direzioni di famiglia", quelle non proprio giornalistiche di proprietari e loro rappresentanti. Per il resto, infatti, sono pochissimi quelli che reggono il confronto. Non è un caso che se ne parli con ammirazione nei libri di storia del giornalismo italiano. Comunque, è di Crivelli il primato - al momento imbattibile - per quanto riguarda "L'Unione Sarda" e tutta la Sardegna. Nel record c'è la conferma che il nostro giornale ha avuto per direttore un giornalista eccezionale, un professionista intelligente e appassionato, un maestro impareggiabile.

Grazie, carissimo Fabio Maria. Ci mancherai.

GIANNI FILIPPINI
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