Eurallumina, disastro ambientale?Sequestrati i bacini dei fanghi rossi
I carabinieri hanno sequestrato due enormi bacini in cui l'Eurallumina stocca i fanghi rossi. La Procura indaga per disastro ambientale.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Se non fosse stato per quel tubo rotto, chissà: forse il problema dell'inquinamento delle falde acquifere non sarebbe esploso. Certo non con la forza dirompente di un sequestro preventivo di due bacini dell'Eurallumina di Portovesme e dalla sala pompe Enel, pertinenza della centrale elettrica di Portoscuso.
E allora, nonostante le pur gravi ripercussioni sull'occupazione, c'è quasi da guardare con favore a quel fiume rossastro sgorgato dal terreno il 29 marzo scorso fino ad allagare la strada che attraversa il polo industriale di Portovesme. La fotografia che documentava un allarme ambientale grande è finita sul giornale e la Procura di Cagliari ha deciso che non c'era tempo da perdere: ha incaricato i carabinieri del nucleo operativo ecologico e in poco tempo le indagini hanno svelato una situazione più grave del problema contingente, che pure non era una fesseria. La rottura della tubatura che trasporta le acque di falda affioranti in una vasca dell'Eurallumina aveva causato la fuoriuscita di quelli che sono a tutti gli effetti rifiuti speciali.
Ma il peggio era tutto da scoprire: nelle falde sotterranee dell'area circostante sono stati rilevati metalli pesanti come fluoruri, boro, manganese e arsenico oltre i limiti consentiti dalla legge. L'Arpas (l'agenzia regionale che si occupa di inquinamento ambientale) e la Provincia di Carbonia hanno monitorato le acque fino al maggio 2009, quindi anche in epoca successiva alla sospensione del ciclo produttivo. L'idea è che i due bacini in cui l'Eurallumina raccoglie i fanghi rossi, residuo della lavorazione della bauxite, non siano impermeabili. E se davvero così fosse, allora vorrebbe dire che sia quello vecchio esteso per 125 ettari e alto come una collina sia quello nuovo di 55 ettari, in cui sono stati stoccati la bellezza di 18 milioni di metri cubi di fanghi rossi, hanno compromesso seriamente l'ambiente. Con gravi rischi per la salute pubblica. Di lì la richiesta del pm Marco Cocco, accolta dal gip Daniela Amato, per il sequestro preventivo dei due bacini. Il provvedimento, motivato dal giudice in 15 fittissime pagine, è stato notificato ieri mattina da i Carabinieri del Noe (al comando del capitano Angelo Murgia) e della Compagnia di Iglesias ai responsabili dell'Eurallumina e dell'Enel: si ipotizza il reato di disastro ambientale, per il momento contro ignoti. Anche se è facile immaginare che ora gli inquirenti si concentreranno sulle singole responsabilità.
Non si tratta di accertamenti semplicissimi perché questa vicenda si inserisce in un'area dove l'equilibrio ambientale è compromesso da tempo. Eppure proprio per questo motivo la situazione provocata dai bacini dell'Eurallumina potrebbe rivelarsi devastante. Ecco perché si è deciso di bloccare tutto, anche la sala pompe dell'Enel. E qui il provvedimento del gip è legato all'incidente del 29 marzo: l'acqua di falda veniva reimpiegata nel ciclo produttivo dell'Eurallumina, il che secondo gli inquirenti potrebbe perfino prefigurare un'ipotesi di traffico illecito di rifiuti speciali che comunque al momento non viene contestata.
Ora bisognerà aspettare le contromosse dell'Eurallumina e dell'Enel che si sono rivolte al professor Luigi Concas. Il provvedimento del giudice di Cagliari lascia intendere che l'Enel non abbia responsabilità precise perché sarebbe stata l'Eurallumina a chiedere di utilizzare le acque di falda accollandosi tutti gli oneri. E l'Enel avrebbe detto sì con la raccomandazione di effettuare tutti i prelievi. Ma è troppo presto per capire come si svilupperà l'indagine.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE