Energia, la sfida sarda
La replica alle accuse di Ferruccio De Bortoli sul Corriere della SeraUn colpo al cuore e uno all'anima. Leggere di botto l'editoriale del direttore-maestro sul "clima-pensiero" lascia da una parte increduli e dall'altra sgomenti. La domanda rimbalza per ore, prima di prenderne amaramente atto: può una delle penne più autorevoli del giornalismo italiano aver scritto quelle qualunquistiche riflessioni sulla Sardegna e la sua transizione ecologica? Si può dall'altare del più importante quotidiano italiano assurgere a censori di un'Isola e di un Popolo, quello Sardo, accusandolo di voler marciare a carbone e di ostacolare il futuro? Ferruccio De Bortoli, non è un giornalista, è il giornalista.
Autorevole, sempre posato, ragionevole e mai dogmatico. Il suo editoriale di domenica sulla prima pagina del Corriere della Sera, proprio per l'autorevolezza della sua firma, però, non può passare inosservato. Scrive De Bortoli in chiusura del suo editoriale: «La Sardegna, oltre ad ostacolare l'elettrodotto sottomarino che dovrebbe unirla a Campania e Sicilia, vede grande compattezza nel contrastare quelli che vengono chiamati «predoni del vento» o «speculatori dell'eolico».
Risultato: è l'unica Regione che continua ad andare a tutto carbone. Come pubblicità per un paradiso del turismo non c'è male. Avanti così». Ecco, tutto qui il De Bortoli-pensiero sulla Sardegna. Affermazioni forti che feriscono e fanno riflettere, non solo perché stravolgono la realtà dei fatti ma perché finiscono, inavvertitamente, per avvallare gli interessi dei grandi potentati energetici e finanziari, dall'Enel alla JPMorgan, dalla spagnola Endesa alla danese Vestas, sino a quelle società eoliche, o pseudo tali, finite in pesantissime inchieste dell'Antimafia.
Dispiace leggere l’autorevolezza di un maestro di giornalismo affidabile, come De Bortoli, affidarsi a ricostruzioni fuorvianti, senza alcuna reale corrispondenza con i fatti e i documenti. Il tema della Transizione Ecologica è, in Sardegna, delicato come in poche altre realtà territoriali.
Le grandi questioni
Due sono le grandi questioni. La prima: vi è l’assoluta esigenza di restituire all’Isola il maltolto, a partire da almeno 50 anni di discriminazioni energetiche, con i costi della bolletta da sempre più cari di qualsiasi altro angolo sperduto, non foss’altro per essere a tutt’oggi l’unica regione d’Italia e d’Europa senza metano. La seconda: la sfida, sino ad oggi osteggiata in ogni modo, di trasformare la Sardegna e i Sardi da inseguitori ad apripista del nuovo corso energetico-climatico.
La verità dei fatti
Non vorremo disperare: siamo certi che le conclusioni dell’editoriale di De Bortoli sull’Isola dei Nuraghi siano frutto di informazioni maldestre, veicolate approfittando della buona fede del maestro. È per questo motivo che, confidando nella sempre illuminata dote del saper riconoscere gli errori, è auspicabile si possa porre rimedio, riconoscendo alla Sardegna e al Popolo Sardo quantomeno il diritto alla verità dei fatti.
La triade energetica
Non possono sfuggire, per esempio, elementi imprescindibili per capire il motivo per il quale la Sardegna marcia ancora a petrolio, il direttore si è dimenticato della centrale Saras, quella di Moratti, e a carbone, quello dell’Enel di Stato. Sarebbero bastati questi due riferimenti per evitare strafalcioni storici, economici e strategici. Ad un attento osservatore non poteva, e non doveva, sfuggire, per esempio, che da sempre Saras, Enel & Eni in Sardegna dettano la politica energetica, impedendo, negando e ostacolando platealmente qualsiasi progetto in grado di mettere la Sardegna quanto meno alla pari delle altre regioni italiane.
Il metanodotto negato
Per comprendere il contesto sarebbe stato sufficiente domandarsi, per esempio, il motivo per il quale la Sardegna è l’unica Regione d’Europa da sempre senza metano.Sarebbe stato certamente utile e costruttivo domandarsi per quale motivo è stato fatto naufragare il metanodotto Galsi, pianificato, progettato e autorizzato per collegare l’Algeria, la Sardegna e l’Europa. Un collegamento strategico di cui la Sardegna è stata ispiratrice, socia fondatrice della compagine azionaria, facendolo finanziare dall’Unione Europea e portandolo all’approvazione con un’apposita legge dello Stato.
Per non turbare l’Eni
Non sfuggirà ad un’analisi più approfondita che quell’opera è stata avversata in tutti i modi, palesi e sotterranei, proprio dall’Eni che non voleva “turbare” il proprio monopolio, quello italiano e russo, nella governance del gas.Negli stessi anni in cui si progettava il Galsi, stiamo parlando del 2002, la Regione Sardegna, vent’anni fa esatti, designava il professor Carlo Rubbia, premio Nobel della Fisica come Presidente del Centro Scientifico e Tecnologico della Sardegna, incaricandolo di mettere a punto il piano strategico dell’Isola dell’Idrogeno. Per essere chiari, parliamo di idrogeno verde, quel combustibile naturale, che dalla sua combustione rilascia solo vapore acqueo, da produrre attraverso le energie rinnovabili, vento e sole.
Un Nobel per la Sardegna
Nel 2002 in Sardegna, nella terra dei Nuraghi, con un premio Nobel, si progettava, dunque, quella che ancor oggi sarebbe stata la più evoluta soluzione energetico-ambientale al mondo. Anche in quel caso le forze occulte e la stoltezza di alcuni impedirono che il progetto “Isola dell’Idrogeno” si concretizzasse di pari passo con il progetto del metanodotto Galsi che, sino al 2030/2040, avrebbe svolto funzioni di riequilibrio energetico. De Bortoli, fondando la sua analisi su dati fuorvianti, accusa la Sardegna e i sardi di fare le barricate contro i «predoni del vento» e nel contempo di fornire un’immagine turistica devastata dal carbone bruciato nelle centrali di Portovesme (Enel) e Fiumesanto.
Riconoscere gli errori
Non abbiamo motivo per non sperare che il direttore avrà modo di rifarsi, riprendendo l’antico adagio che fa prevalere l’onestà intellettuale rispetto al difficile gesto di riconoscere un errore di valutazione. Partendo dai fatti, per esempio. La Sardegna è una delle pochissime Regioni che da anni ha raggiunto e superato abbondantemente lo standard previsto a livello internazionale per la produzione di energie rinnovabili. Peccato che da tutta quella energia eolica e solare impiantata in questa terra, si va verso i 3.000 megawatt, la Sardegna e i sardi non ne traggano alcun beneficio.
Energia, autonomia insulare
L’energia, proprio per la mancanza di metano, costa sempre più di qualsiasi regione d’Italia e d’Europa, e le rinnovabili, come ben si sa, non garantiscono nessuna sicurezza energetica, fondamentale in una regione insulare. Lo capisce chiunque, tranne Terna ed Enel che fanno i loro interessi: un’Isola come la Sardegna non può dipendere da un cavo, e ne ha comunque già due attivi, il Sapei e il Sacoi, ma deve disporre in loco di infrastrutture energetiche in grado di garantirgli efficienza, continuità e potenza elettrica.
Aggressione eolica
Non c’è motivo di dubitare, sino a prova contraria, che De Bortoli non avrebbe mai espresso tali censure sulla Sardegna se solo avesse avuto contezza del reale assalto delle lobby eoliche, straniere la maggior parte.L’aggressione eolica presentata in questo ultimo anno nell’Isola supera, per numero di pale eoliche, una potenziale produzione di energia rinnovabile sufficiente per oltre 20 milioni di abitanti, a fronte di poco più di un milione e mezzo di sardi. Non sfuggirà al De Bortoli-pensiero che il “Paesaggio” della Sardegna, quello che lui ammira come tutti noi, sia a mare che a terra, verrebbe devastato irrimediabilmente come hanno rilevato analisi tecniche, non chiacchiere da bar, comprese le valutazioni di Soprintendenze e Capitanerie di Porto. Piazzare migliaia di pale ciclopiche da 300 a 380 metri d’altezza, grattacieli da oltre 100 piani, davanti alla Costa Smeralda, all’Isola di San Pietro, a Capo Caccia ad Alghero, al Golfo degli Angeli davanti a Pula e Domus de Maria, ne converrà anche “il più Attila” degli speculatori, non è ciò che serve per tutelare il bene primario dell’Isola, il suo “Paesaggio”.
Agguato all’Einstein
Per non parlare degli aerogeneratori che si vogliono piazzare, con la contrarietà della comunità scientifica internazionale, sopra il silenzio cosmico dell’area di Lula, sito candidato ad ospitare il più grande interferometro al mondo, l’Einstein Telescope. Si potrebbe continuare.
In realtà quella spacciata dai potentati fintamente ecologisti non è una vera transizione ecologica, ma un’abbuffata senza precedenti di incentivi finanziari, oltre 14 miliardi all’anno, prelevati dalle bollette dei cittadini, sardi e italiani.
Pronti per idrogeno
Ultima annotazione: la dorsale del gas che la Sardegna rivendica è progettata per essere “hydrogen ready”, ovvero già pronta per usare l’idrogeno, quello prodotto dalle fonti rinnovabili già presenti in abbondanza nell’Isola. Pensare ad una Sardegna “batteria” per il resto d’Italia, devastata da pale eoliche a mare e a terra, distese infinite di pannelli solari nei terreni agricoli dell’Isola, è non solo surreale, ma finirebbe per devastare per sempre il bene “costituzionale” e universale del “Paesaggio Sardo”.
Speranza De Bortoli
Nutriamo la speranza che l’autorevolezza e la riconosciuta onestà intellettuale di De Bortoli sappia trarne le conseguenze. Il suo supporto, per esempio, per la realizzazione dell’Isola dell’Idrogeno (alimentazione di case e auto e produzione di energia elettrica), da realizzare con l’uso del sole e del vento, sarebbe non solo ristoratore di una scivolata, ma renderebbe merito alla sua storia professionale.
I sardi, prima delle lobby
C’è una differenza sostanziale tra quanto sostengono le lobby energetiche e quanto ha sostenuto e sostiene l’Unione Sarda: da una parte ci sono gli interessi della Sardegna e dei sardi, dall’altra quelli degli speculatori italiani e stranieri. La speranza è che il De Bortoli-pensiero possa sostenere, d’ora in poi, con più consapevolezza, i primi piuttosto che i secondi. Noi ci speriamo, ma non ci fermiamo.