Hanno rischiato di fare la fine dei topi in trappola, di morire intossicati dal fumo che loro stessi avevano provocato appiccando le fiamme a tutto quello che poteva bruciare. È stata un'altra notte di fuoco e rivolta nel Centro soccorso e prima accoglienza per immigrati di Elmas. Per la terza volta nel giro di un mese, la seconda in quattro giorni, gli extracomunitari rinchiusi nella struttura in attesa di essere indirizzati nei centri di identificazione ed espulsione della Penisola, hanno scatenato un vero inferno, distruggendo tutte le porte e mandando in frantumi una dopo l'altra le finestre del primo piano.

SALVATI IN 39 Solo il provvidenziale intervento dei vigili del fuoco e della polizia ha evitato che qualcuno rimanesse intossicato o, peggio, ci lasciasse le penne. Quando i pompieri sono entrati nell'edificio, l'intero piano in cui si trovavano i trentanove immigrati - la maggior parte tunisini e algerini - era infatti invaso da un fumo nero e tossico. Fortunatamente i soccorritori sono riusciti a tirare fuori tutti i clandestini sani e salvi e le ambulanze del 118, che erano state prontamente mobilitate dalla Protezione civile e attendevano all'esterno con i lampeggianti accesi, sono rimaste vuote. Una volta concluse le operazioni di soccorso e spenti i focolai, l'ala messa a ferro e fuoco dagli extracomunitari è stata dichiarata totalmente inagibile.

ORE TRE, SCOPPIA LA RIVOLTA Manca una manciata di minuti alle tre quando le forze dell'ordine che sorvegliano il Cspa e i responsabili della società che lo gestisce lanciano il primo allarme. All'interno, nel primo piano, quello dove dopo la rivolta di venerdì sono stati trasferiti i clandestini, sta succedendo di tutto. Si sentono urla, rumori fortissimi, il frastuono dei vetri che si sbriciolano. Entrare è troppo rischioso, così viene chiesto l'intervento di polizia, carabinieri e vigili del fuoco. Nel frattempo gli extracomunitari sono passati alla fase due: dopo aver distrutto infissi e le pochissime suppellettili presenti nel dormitorio in cui sono rinchiusi, alcuni di loro danno fuoco ai materassi (che in teoria dovrebbero essere ignifughi) e ad alcuni oggetti di plastica recuperati chissà dove. Il fumo invade l'intero piano e comincia a uscire dalle finestre, annerendo i muri esterni del Centro. L'odore acre dell'incendio si avverte a decine di metri di distanza, mentre gli ululati delle sirene squarciano il silenzio della notte.

I SOCCORSI I primi a entrare sono gli agenti del reparto mobile della polizia con le maschere antigas: il loro compito è consentire ai vigili del fuoco di intervenire in sicurezza scongiurando il rischio di possibili aggressioni. Nessuno dei clandestini rimasti chiusi all'interno ha però intenzioni bellicose. Anzi, accolgono i soccorritori come salvatori e li seguono senza fare troppe storie. In gioco c'è la loro vita e ne sono perfettamente consapevoli. Uno a uno vengono tutti portati nel cortile esterno, mentre le squadre dei vigili spengono i focolai. Le operazioni di bonifica vanno avanti per ore e si concludono soltanto alle prime luci dell'alba. Quando sorge il sole il piano in cui è avvenuta la rivolta sembra un campo di guerra. «L'hanno praticamente raso al suolo», è l'efficace sintesi di uno degli inquirenti.

IL PRECEDENTE Un blitz molto simile a quelli avvenuti il 18 agosto e soprattutto venerdì scorso, quando gli immigrati - tre dei quali sono stati denunciati per danneggiamento aggravato dopo la visione dei filmati delle telecamere interne - avevano devastato col fuoco il secondo piano del Centro. Da lì erano stati così spostati in quello di sotto. Tranne due donne e alcuni bambini, trasferiti per prudenza in una struttura protetta. Dunque ad Elmas al momento resta disponibile solo un altro piano, quello terra. In serata è stato poi riaperto anche il secondo. Il che ha scongiurato problemi di sovraffollamento. Nel frattempo gli agenti della Squadra mobile si sono messi subito al lavoro per scoprire chi ha scatenato il caos: un compito quasi impossibile visto che stavolta le videocamere a circuito chiuso poste all'interno del dormitorio sono state messe fuori uso e gli unici fotogrammi buoni hanno ripreso solo un paio di persone incappucciate.

MASSIMO LEDDA
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