Spazio-tempo e onde gravitazionali. Alla base di tutto c'è però un quesito: a che punto è la candidatura dell'Einstein Telescope di Sos Enattos? Ha proposto risposte efficaci il convegno "Da Albert Einstein a Einstein Telescope", la grande struttura di ricerca europea di Sos Enattos, proprio per lo studio delle onde gravitazionali. A conclusione dell'incontro, moderato dal giornalista di Videolina Stefano Birocchi, è stata inaugurata la stanza permanente Spazio-tempo del Planetario, realizzata in origine per esposizioni internazionali come quella del Maxxi a Roma, dall'Istituto nazionale di Astrofisica.

Permetterà, sotto la direzione di Manuel Floris, di far conoscere gli effetti della scoperta di Albert Einstein del 1916. Un dibattito con i protagonisti di un percorso avvincente dal punto di vista scientifico, che ha riempito la sala "Giorgio Pisano" de L'Unione Sarda di curiosi e appassionati. La speranza è che la fase progettuale possa terminare entro il 2026: il piano delle "Due L" (la replica in grande dei laboratori esistenti) per captare le onde elettromagnetiche per ora ha due avversari. Quello principale è l'Olanda, perché la Germania punta ad altro, magari a dotarsi di un centro di astrofisica.

Il video (di Mariangela Lampis):

L'editore - La scelta de L'Unione Sarda non è casuale. L'editore Sergio Zuncheddu, introducendo i lavori, ha spiegato i motivi dell'installazione permanente: «Abbiamo deciso di guardare uno spettacolo meraviglioso, di sollevare gli occhi al cielo. Tredici anni fa sposammo il progetto del Planetario per immergerci in una bellezza di cui spesso non ci rendiamo conto», ha detto Zuncheddu. «Sono convinto che la scienza allunghi la vita: la curiosità di stare al mondo ed essere partecipi delle scoperte invoglia a rimanere in questa Terra, per vedere quello che sarà scoperto ancora. Ad esempio, che cosa sono la materia e l'energia oscura, oppure il programma Seti, per capire se nell'Universo c'è altra forma di vita. La linea è quella di offrire ai fruitori dei nostri media un metodo divulgazione scientifica comprensibile a tutti».

Il dibattito – Antonio Zoccoli, presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, collegato da remoto, ha ringraziato L'Unione Sarda: «Testata illuminata, perché creare uno spazio dove simulare lo spazio-tempo non è da tutti. Parliamo di onde gravitazionali, che ci permettono di scoprire le increspature dello spazio-tempo e di studiare l'Universo sotto aspetti diversi. L'Einstein Telescope è una sfida, ma abbiamo tutte le carte in regola per vincere con un'azione coesa di Università, Governo e di tutti gli attori in grado di portare a Lula il telescopio». E se Luciano Colombo, prorettore alla ricerca, ha ricordato che «l'Università di Cagliari è partecipe sia a livello di infrastrutture che di laboratori», Carlo Giunchi, dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, si è soffermato sul progetto Faber, in corso nella miniera di Sos Enattos: «Bisogna conoscere il senso e la qualità delle rocce», ha spiegato. «L'infrastruttura sarà lunga per diversi chilometri e dovremo avere una copertura sismica di tutta l'Isola». Al lavoro, nello studio delle onde gravitazionali, anche Federica Govoni, direttrice dell'osservatorio astronomico di Cagliari: «Siamo qui per questa grande impresa». Concetto ribadito da Marica Branchesi, docente di Astrofisica al Gran Sasso Science Institute e presidente del Consiglio scientifico dell'Istituto nazionale di astrofisica, figura chiave nello studio della cosiddetta Fisica multimessaggera: «Oltre alle onde gravitazionali, cerchiamo di catturare tutta la luce e le particelle», ha argomentato in collegamento Skype. «Il telescopio Einstein osserva e riesce ad ascoltare le increspature dello spazio tempo: ricostruisce dai segnali le proprietà del riferimento astrofisico. Abbiamo esplorato l'area dove le infrastrutture saranno costruite, a cominciare dalla configurazione delle "Due L", di cui stiamo cercando anche di studiare i rischi».

Le prospettive - Il responsabile nazionale dell'Einstein Telescope Domenico D'Urso garantisce: «Il telescopio di Lula vedrà più lontano, si va sotto terra per sentire le onde gravitazionali di bassa frequenza. La Sardegna ha un silenziamento cosmico imparagonabile, soprattutto nell'area di Sos Enattos. L'ipotesi sarda giustificherebbe quindi un investimento enorme: non ci sono grandi attività umane, la povertà di oggi può essere motore di grande sviluppo. Stiamo cercando di realizzare le caverne dove non ci sia l'acqua e sembra che, pure da questo punto di vista, possiamo stare tranquilli. Rispetto ai siti individuati in Olanda e Germania c'è una geologia più complicata: il rumore che si misura a Sos Enattos lì se lo sognano». Chiusura sui tempi: «Il vero competitor è quello olandese», ha chiarito Alessandro Cardini, membro del team che propone la candidatura di Sos Enattos. «I tedeschi hanno un bel sito, ma la priorità è dotarsi di un centro di astrofisica. Grazie ai fondi del Pnrr completeremo gli studi preliminari. Entro il 2026 ci saranno le candidature: il verdetto arriverà quando saranno messe sul tavolo». Potrebbe anche esserci una divisione della torta: «Il Governo sta lavorando alacremente», ha chiosato Cardini. «Si sta ipotizzando di costruire una parte dell'Einstein Telescope in Olanda e un'altra nell'Isola: se devo dirlo, a noi va bene».

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